Il brutto stemma araldico del vescovo Giuseppe Giudice

Lo stemma del presule della diocesi di Nocera Inferiore e Sarno, per l’esperto professor Orazio Mezzetti, è un «evidente sciatteria dell’esercizio dell’arte araldica»
professor Orazio Mezzetti
C.T.U. in Scienze araldiche del Tribunale di Ferrara
Il brutto stemma araldico del vescovo Giuseppe Giudice

Nella elegante facciata in stile barocco, della cattedrale di San Prisco, a Nocera Inferiore, possiamo osservare esposti alle sue estremità laterali, due distinti stemmi ecclesiastici dalla insolita forma di rettangolo arrotondato, appartenenti a sua santità papa Francesco, ed al vescovo della diocesi di Nocera – Sarno, monsignor Giuseppe Giudice.

Sulla valutazione estetica ed artistica dello stemma personale di papa Francesco c’è poco da elogiare e da dirimere. Incontriamo una evidente trascuratezza nella elaborazione araldica, affrontata con improvvisazione, ed un evidente semplificazione nella posizione dei soggetti, posti nel campo dello stemma in ordine piramidale, posizione che viene definita in araldica con il termine “male ordinati”. Lo stesso stemma, risulta piatto, e con una continuità di stile personale assente, e, completamente privo di qualsiasi valorizzazione artistica ed estetica. Forse creare delle partizioni nello stemma, per dividere le figure, avrebbe assai giovato all’immagine. Credo trattasi di uno dei più anti estetici e pedestre stemma, realizzato, per rappresentare un papa.
Non da meno, anzi, aggravato da evidente sciatteria dell’esercizio dell’arte araldica, è lo stemma episcopale di monsignor Giuseppe Giudice, vescovo della diocesi di Nocera – Sarno. Si distingue come una deplorevole caduta di stile, una pesante disistima artistica, espressa con elementi simbolici del sole e della luna, confusi e sovrapposti, non corrispondenti nei colori tradizionali, né nella forma, immagini non immediatamente comprensibile, come dovrebbe avvenire nel linguaggio figurato degli stemmi.
stemma papa ridisegnatoAnche il fatto di scegliere il colore marrone, per ricordare la terra, come campo (sfondo) della seconda partizione dello scudo, supera ogni assurda immaginazione, in quanto questo, è un “colore” non attinente agli smalti dell’araldica, uno stemma quindi contro le regole, con una spiccata spregiudicatezza e irriverente personalità.
E, per concludere, come ciliegina sulla torta delle incongruenze, ha impropriamente usato, per cimare il proprio stemma, il galero verde con interno foderato di rosso, che non è un semplice abbellimento, ma è prerogativa, come caso speciale, della carica e dignità, dell’arcivescovo di Udine o dell’arcivescovo elettore del Sacro Romano Impero. Quindi uno stemma non regolamentare, illegale, per le forti incongruenze araldiche presenti, e con un elemento esterno di dignità impropria, sbagliata, rappresentata dal galero da usare solo in casi particolari, scudo bisognoso di essere sicuramente “risanato” dai suoi impropri e antiestetici orpelli.
Lo svizzero Bruno Bernard Heim, che è stato un importante “bonificatore araldico” ed influente arcivescovo cattolico, araldista ufficiale del Vaticano, che realizzò nel corso della sua vita, gli stemmi papali, da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II, e che creò e dipinse quelli di circa tremila, tra patriarchi, cardinali, prelati e corporazioni religiose, si rivolterà sicuramente indignato, nella sua sacra tomba, nel piccolo cimitero di Olten, nella ricca Svizzera Nordoccidentale.

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