Domani, 29 gennaio, alle 12:30, nel corso di una solenne cerimonia presieduta dal vescovo diocesano Giuseppe Giudice il sacerdote che spese la sua vita per i ragazzi vedrà dedicare a lui l’opera creata

Martedì 29 gennaio, alle 12:30, in occasione del cinquantaduesimo anniversario della morte di don Enrico Smaldone, alla presenza del vescovo Giuseppe Giudice e di tutto il clero della diocesi, si svolgerà ad Angri una cerimonia pubblica per intitolare ufficialmente la Cittadella della Carità a don Enrico Smaldone.

Era infatti il 29 gennaio 1967 quando, in una stanza al secondo piano dell’edificio che lui stesso aveva costruito insieme agli operai e ai suoi ragazzi, moriva improvvisamente raggiunto da una leucemia fulminante don Enrico Smaldone, sacerdote della diocesi di Nocera Inferiore e Sarno e fondatore della Città dei ragazzi, un luogo dove accogliere ragazzi orfani e bisognosi di tutto, un “monumento di amore e segnacolo di civiltà per il nostro paese” come lui stesso la definì nel manifesto che annunziava alla città di Angri la nascita di questa realtà. La folla accorsa per il suo funerale già lo considerava un santo. E certamente eroica e audace è stata la vita di questo semplice e umile uomo di Dio che nel 1949, dopo la visione di un film che raccontava l’esperienza di padre Edward Flanagan, fondatore di un orfanotrofio per ragazzi in una casa a Omaha, nello Stato americano del Nebraska, decise che anche lui voleva fare lo stesso. Mentre meditava su questo progetto una mattina “picchia alla porta un bimbo di otto o nove anni. Lacero, sporco, coi capelli arruffati, portava in viso i segni della sofferenza. Gli offrii l’altra metà del caffè che stavo sorbendo e lo invitai a parlare”, raccontava don Enrico. Fu il segno decisivo. Comincia da quel momento a spendere tutte le sue energie per realizzare il sogno della Città dei ragazzi, un luogo che ha offerto a centinaia di ragazzi di poter essere accolti, amati, nutriti, istruiti e dove hanno imparato il mestiere per la loro vita.cittadeiragazziOggi la Città dei ragazzi, affidata nel 2009 alla Fraternità di Emmaus, continua ad essere un luogo di carità, uno spazio che persegue le stesse finalità del fondatore anche se ovviamente le modalità sono diverse perché diverse sono le povertà e diverse anche le leggi emanate dallo Stato. Oggi non esistono più orfanotrofi, le Case Famiglia hanno sostituito gli Istituti per minori. Nel corso degli anni, la Fraternità di Emmaus ha realizzato un progetto considerevole di opere in diversi ambiti del disagio sociale: l’accoglienza di gestanti, madri con figli e minori affidati dal Tribunale; una significativa rete di famiglie affidatarie; un ponte di solidarietà con il Burkina Faso e l’Ucraina; un’attività a favore delle famiglie che vivono la disabilità… La Fraternità di Emmaus è attivamente presente non solo in Campania ma anche in altre regioni italiane e nelle Nazioni prima citate. La Cittadella della Carità rappresenta il cuore orante e operativo di questa vasta opera che porta il nome della città di Angri e della Diocesi in tante altre parti del mondo.

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