Non si fanno grandi cose senza grandi idee.
E sono tali quelle che prospettano innovazioni radicali e benefiche nei più svariati settori della vita e della cultura dei popoli, nella scienza, nella tecnica, nella medicina, nella letteratura e nell’arte cambiandone profondamente le abitudini e le convinzioni. Per fare qualche esempio penso a Socrate a Gesù a Leonardo a Galileo a Watt a Edison a Marconi a Pasteur a Fleming a Newton a Freud ai fratelli Lumiere agli Impressionisti, ecc.
Ovviamente si scontrano con diffidenze e resistenze che spesso conducono i loro portatori a ostracismo, persecuzioni, odio e finanche alla morte o alla miseria perché sono difficili da capire, minacciano e disturbano interessi costituiti, credenze consolidate, assetti di potere e pigrizie mentali.
Lo stesso avviene in politica, anzi soprattutto in politica che è l’arte che più direttamente incide sui destini e sulle condizioni di vita degli altri, che implica atti concreti spesso coercitivi, manipolazioni e mobilitazioni della coscienza delle masse, spostamenti di ricchezza e di prestigio, di status sociali, di elevazione o impoverimento di intere categorie produttive, condivisione o meno di convincimenti ideologici e religiosi e così via. Si pensi ai re, agli imperatori, ai grandi rivoluzionari, ai dittatori, ai riformatori, a Cesare, a Carlomagno, a Robespierre, a Napoleone, a Marx, a Kennedy. In politica sono grandi idee quelle che riescono ad anti vedere il futuro e preparano l’appuntamento con la Storia.
Le piccole idee sono invece quelle inutili, che alimentano la vanagloria personale di qualcuno, paludate di belle parole, gradite ai più, e nutrite di poca fantasia, di conservatorismo e dalla paura di rischiare.
Ebbene l’unificazione delle due Nocera è una grande idea.
Non mi frega niente dei vantaggi economici che ne potrebbero derivare, argomento che spesso se non esclusivamente è adoperato dai suoi sostenitori, e che corrisponde a questa mercantile dimensione mentale che attualmente domina, di valutare tutto in chiave economica secondo il “quanto costa” e “quanto si guadagna o si perde”. Perché è proprio questo uno dei problemi fondamentali del mondo attuale, l’idea che sia l’economia a dettare l’agenda alla politica e non viceversa, che è figlia del capitalismo e della globalizzazione.
Penso invece all’orgoglio e al prestigio che deriverebbero a questa Grande Nocera Alfaterna, popolosa e industre e ai suoi abitanti, soprattutto i giovani, i nuovi nati, figli di una pluriennale e unica continuità e tradizione storica e culturale, che darebbe una diversa e importante caratterizzazione geografica a tutto il Mezzogiorno d’Italia,forza e impulso all’Agro quale comprensorio produttivo capace di competere alla pari nel territorio compreso fra Sapri e Napoli.
L’idea contraria è piccola, meschina, guardinga di difendere i “beati monoculi in terra caecorum” legati alle precostituite camarille clientelari e familiari a fini elettorali, racchiusa nei vicoli stretti di Capocasale e Croce Malloni, luoghi pur pregni di valore storico e culturale ma troppo angusti dentro un mondo che corre verso altri continenti e pianeti.
Per favore, allarghiamo i nostri cuori e le nostre menti verso il futuro per aiutarlo a venirci incontro.
Aldo Di Vito
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