Ieri, 30 giugno, alle 18.30 si è tenuta la presentazione del libro di Lino Picca al convento di S. Antonio. Con lui Davide Speranza, Alfonso Bottone, don Ciro Galisi e Anna Garofalo

Cosa significa dare senso alla propria vita? Con questa domanda Alfonso Bottone, giornalista, scrittore e direttore organizzativo di Incostiera Amalfitana, ha dato il via alla presentazione,  tenutasi ieri 30 giugno all’auditorium del convento di S. Antonio a Nocera Inferiore, del libro “Alla ricerca di senso”  del professore Lino Picca.

Gli ospiti, dal giornalista Davide Speranza, al parroco e teologo don Ciro Galisi, passando per il già citato Alfonso Bottone, finendo con la coordinatrice provinciale di Libera, Anna Garofalo, sono persone con percorsi ed esperienze all’apparenza totalmente diversi, ma legate dal filo conduttore di una ricerca continua del senso dell’uomo in un’ epoca in cui sembra che l’irrazionalità ne faccia da padrone.
La condivisione nella diversità espressa dagli ospiti ben rappresenta il concetto con cui Lino Picca ha concepito e scritto il libro: analizzare nove filosofi che hanno influito nel percorso personale del professore e che hanno indagato l’ uomo e ne hanno ricercato l’essenza, il senso. Da Socrate a Platone, arrivando a Pico della Mirandola e Erasmo da Rotterdam, soffermandosi su Kant e Rousseau, analizzando Marx e Nietzsche, fino alla riflessione finale su Gesù di Nazareth, il libro stesso, nella sua struttura intrinseca, è un percorso, un viaggio, la cui direzione è tracciata dalla voglia di indagare, di capire e di riuscire a trovare una soluzione alla condizione tragica in cui versa l’uomo oggi, nell’epoca della globalizzazione. Condizione tragica che il professore ha conosciuto così bene in Etiopia, luogo in cui in una scuola ed un ospedale, costruiti insieme all’associazione “Forum infanzia Gregorio Donato”, si vivono storie di malattie e povertà, che si accompagnano a orizzonti di speranza negli occhi di un bimbo, Degmawi, la cui tragica morte per AIDS è stata la motivazione più forte che ha spinto alla scrittura del libro.Attraverso la lettura di alcuni passi del mito della caverna di Platone, la domanda che si pone Davide Speranza è quella di individuare quali siano gli schiavi di quest’ epoca. La risposta è semplice e concorde: gli ultimi, i poveri, i migranti costretti a lavorare per una paga misera, i giovani senza futuro, tutti coloro a cui, domandandosi quale sia la forza che possa portare l’ uomo a spezzare le catene e ad autodeterminarsi, è negato l’amore, è negato l’accesso alla bellezza.
Non riconoscere l’ altro come altro, come uomo, è l’inizio del baratro. E allora come possono anime così diverse, dal religioso al laico, condividere questo percorso? Secondo ospiti  Gesù, riletto e spogliato delle vesti devozionali e ritualistiche, è l’esempio evidente di questa sintesi. Gesù che, secondo Lino Picca, nella prassi ha dimostrato la sua profonda coerenza come uomo prima di essere Dio, che nella parabola del buon samaritano ha dimostrato che il passo più importante è quello che si fa verso l’altro, nel suo riconoscersi e nel suo condividere con l’altro la propria vita, senza chiudersi nel recinto del becero individualismo.
La domanda finale di Alfonso Bottone riguardo ad una vita senza follia, e su cosa sia la follia, trova risposta in Erasmo da Rotterdam: la follia è donarsi, aprendosi, all’altro. Una vita senza follia è una vita piatta, triste e non degna di essere vissuta. E allora cosa è il senso della vita, oggi nell’epoca della globalizzazione?
«Sostituire all’ego, al potere e al cieco dominio sulla natura il noi, la condivisione e, quindi, l’impegno personale e collettivo nella trasformazione del mondo in questo senso» chiude il professore.

foto di Ciro Paolillo

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