Storie e leggende accompagnano la delizia indiscussa della tradizione pasquale campana. Quando si assaggia per la prima volta, si rimane piacevolmente colpiti dalla sua dolcezza e morbidezza e dal suo inconfondibile profumo
di Maria Barbagallo
Con l’arrivo della Pasqua, ogni brava massaia è alle prese con la preparazione della pastiera ed ognuna di loro è convinta di detenere la ricetta autentica o la migliore. Ma sappiamo come è nata? Scopriamolo insieme.
Alcune leggende ruotano attorno alla nascita della pastiera e sono legate al mare. Ma la più accreditata resta quella che coinvolge la sirena Partenope che, dimorando nel Golfo di Napoli, ogni primavera emergeva dalle acque e con la sua voce melodiosa intonava dolci canti.
Gli abitanti della zona, in segno di ringraziamento, portarono in dono alla sirena alcuni doni: grano, farina, uova, zucchero, latte, ricotta, spezie e acqua di fiori d’arancio. Partenope gradì molto i doni e ritornando negli abissi consegnò i suoi regali agli dei che, amalgamando i vari ingredienti con un magico rituale, crearono la prima pastiera.
Questa leggenda sembrerebbe legata alle feste pagane, quando le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l’uovo, simbolo di vita nascente, per celebrare il ritorno della primavera e questi riti prevedevano offerte votive e forse, in forma rudimentale, questo dolce le accompagnava.
I Romani usavano un impasto di farro cotto e ricotta per le cerimonie nuziali, le «confarratio» e all’epoca di Costantino, nella notte di Pasqua venivano donate ai catecumeni focacce a base di grano, latte e miele.
Ma la nascita della pastiera come la conosciamo oggi, risalirebbe al XVI secolo, inventata probabilmente nei conventi. Si sa che le suore del convento di san Gregorio Armeno erano reputate maestre nel preparare dolci, e nel periodo pasquale li confezionavano su commissione per i nobili e quindi sicuramente la pastiera nacque dalle abili mani delle suore. Anche nella famosa opera di Giambattista Basile «La gatta Cenerentola» si fa menzione della pastiera fra le delizie del banchetto finale. Un aneddoto storico legato a questa golosità ha per protagonisti la regina Maria Teresa d’Asburgo Teschen, seconda moglie di Ferdinando II di Borbone, che essendo sempre di cattivo umore venne soprannominata «la regina che non sorride mai». Si racconta che, invogliata dalle insistenze del goloso marito, acconsentì di assaggiare una fetta di pastiera, sorridendo per la prima volta in pubblico.
Nel tempo la ricetta originale si è via via modificata assumendo nuove caratteristiche. Nel ‘900 vi fu una variante nell’antica preparazione e cioè quella di aggiungere una crema pasticcera all’impasto di ricotta e uova, apportata dal pasticcere napoletano Starace, dividendo in due scuole di pensiero gli estimatori della pastiera. Ma aldilà di storie vere o leggende, la pastiera con la sua lunga tradizione è amata in Italia e nel mondo e non può mai mancare sulle tavole pasquali campane.