Nella cittadina iblea ogni anno si celebrano due giornate di festa, sabato e domenica, dedicate al santo, dove i protagonisti sono dei magnifici cavalli riccamente bardati. Questo appuntamento, misto fra religione e folclore, si ripete da secoli
di Maria Barbagallo
Nella splendida cornice barocca di Scicli, si snoda per le vie una bella e suggestiva processione con cavalli e cavalieri, in onore di san Giuseppe, che altro non è che la rievocazione della fuga in Egitto della Sacra Famiglia.
Questa festa molto antica si basa, probabilmente, su drammi sacri che venivano inscenati nel Medio Evo per essere di buon auspicio ai raccolti. Man mano è entrata a far parte dei riti cristiani fino a diventare una festa religiosa. I protagonisti di questo appuntamento folcloristico sono i cavalli, ricoperti da splendidi «manti» decorati con migliaia di variopinti fiori di violaciocca, «u bàlucu» in dialetto. Lunga e laboriosa è la preparazione di queste bardature per i cavalli che richiede una lavorazione minuziosa, effettuata da un gran numero di bardatori riuniti nei dammusi (locali a pian terreno delle abitazioni), che intessono questi fiori su tela di juta e spugna, aiutandosi con colla e altri materiali per ottenere un miglior risultato.
Ogni anno vengono proposti nuovi e coloratissimi «manti», i quali disegni raffigurano la Sacra Famiglia, simboli sacri e della città. Queste bardature possono essere considerate delle vere e proprie opere d’arte ma, purtroppo, durano solo pochi giorni: infatti quando i fiori appassiscono i disegni svaniscono. Passiamo alla festa: Il sabato pomeriggio i cavalli bardati e montati da cavalieri nei costumi tipici della tradizione contadina, sfilano davanti la chiesa di san Giuseppe per poi dirigersi in piazza Italia dove vengono ammirati dalla gente e da una commissione che giudicherà i «manti». Dopodichè, il corteo sfila per le vie della città, con a capo la Sacra Famiglia. Oltre ai cavalli bardati, molti altri seguono il corteo con i tradizionali «filari» campanacci che ogni cavallo indossa. Nei vari quartieri vengono allestiti dei falò, chiamati «pagghiari», dove la gente si riunisce a mangiare e bere aspettando il passaggio della Sacra Famiglia con dei fasci di stoppie accese, i ciaccàri.
Alla fine del lungo giro, i cavalli si ritrovano davanti la chiesa di san Giuseppe, dove la giuria premierà le bardature più belle e la migliore in assoluto. E con la premiazione si chiude la prima giornata di festa. La domenica mattina davanti la chiesa, poggiate su piedistalli, vengono esposte le bardature, affinchè la gente possa ammirare da vicino queste bellissime creazioni. Nel pomeriggio centinaia di cavalli seguono la statua del santo in processione. La festa si conclude con la tradizionale cena di san Giuseppe, un’asta di beneficienza che permette alla parrocchia di raccogliere fondi. Si svolge anche una sagra con degustazione di prodotti tipici. Nel 2011 questa caratteristica cavalcata è stata inserita nel registro delle Eredità Immateriali tutelate dall’UNESCO.