L’appello viene da Annamaria Barbato Ricci, candidata al plurinominale del Senato per i collegi 1, 2, 3. «Solo così si produrrà occupazione per la comunità»
«La caserma Tofano, immenso contenitore di 25mila metri quadrati al centro di Nocera Inferiore, riceve un primo finanziamento di 600mila euro da parte del MIBACT, affinché lo stabile possa essere destinato a custodire i reperti provenienti dalle campagne di scavo di Ercolano, Pompei e dell’antica Nuceria. Lo ha annunciato il sindaco Manlio Torquato, ma a me sembra una non vittoria, perché non si arriva al vero obiettivo: istituire proprio lì il Policlinico dei beni culturali, fonte di occupazione e di reddito per la comunità».
Così dichiara Annamaria Barbato Ricci, candidata di +Europa nelle liste plurinominali al Senato per i collegi Campania 1, 2 e 3. «Se da un lato plaudo l’accelerazione nella risoluzione dell’annosa querelle sull’utilizzo della ‘Caserma Rossa’ – continua – dall’altro ci sono da chiarire alcuni punti, affinché il suo uso possa davvero portare benefici alla comunità. Infatti, assegnarle solo il ruolo passivo di deposito e non quello di struttura aperta, in cui si intreccino i laboratori di restauro con iniziative formative per giovani, e le esposizioni temporanee e permanenti dei reperti, oltre ad un’attività didattica per le scuole italiane e a una collaborazione con le Università di tutto il mondo, mi pare una funzione assai riduttiva. L’idea che abbiamo portato a “Tourisma” a Firenze, qualche giorno fa, sostenuti dal professor Giuliano Volpe, presidente del Consiglio Nazionale dei Beni culturali e del Paesaggio, e dal professor Mario Torelli, accademico dei Lincei, andava in quel senso più ampio».
La Caserma Tofano – secondo l’esponente di + Europa, nocerina di nascita – rappresenta l’irripetibile occasione di creare un omologo al Sud del fiorentino Opificio delle Pietre dure o del centro di restauro romano di San Michele. Invece, i decisori pubblici della Soprintendenza la vedono come un ensemble di depositi, senz’anima: un’altra turris eburnea, esclusa ai non addetti ai lavori, quando invece la comunità, che stipendia con le sue tasse le strutture dei Beni culturali, ha tutto il diritto di essere coinvolta e di beneficiarne».