Nocera Inferiore vive la perdita di un’altra persona per bene. Il cordoglio della redazione per la famiglia 

di Annamaria Barbato Ricci

Incontrarci era sempre una gran festa e non ritrovarla più da tempo nel giro degli acquisti domestici o in chiesa a Santa Monica era una sofferenza latente, come se alla giornata nocerina mancasse un tassello importante. La scomparsa di Carla Guarna Lamberti mi ha colpito come fulmine a ciel sereno, dimostrandomi come la gaiezza del forzoso festeggiamento in questo periodo standardizzato dell’anno sia un effimero paravento alla cognizione del dolore.

Donna Carla, col suo sorriso benevolo e cordiale ha rappresentato una costante della mia giovinezza. Anima gemella del professor Onofrio (Nuccio) Lamberti, valente oculista, aveva con lui una simbiosi tale che la luce di quest’unione irradiava di grazia le due figlie, Francesca e Cleo.

 

Il carattere prorompente di lui trovava nell’ironia gentile di lei una sorta di contraltare tale da risultare ‘sdrammatizzato’ e fonte di una gran risata. Quante ne abbiamo fatte di risate nelle vacanze della mia gioventù a Roseto Capospulico, dove entrambe le famiglie villeggiavano! Quotidianamente, spingendo il passeggino di Alessandro lungo le strade di ghiaia che portavano al loro appartamento, mi godevo la compagnia spumeggiante di donna Carla e del professore, contenta di una conversazione mai banale e di certo culturalmente arricchente. Perché nell’amicizia è prezioso ritrovare proprio questo: una comunanza intellettuale che differenzia dalla banalità di rapporti fondati sulle formule del ‘socialmente corretto’. In loro trovavo l’incoraggiamento per le mie scelte professionali non certamente usuali, l’accoglienza calda e priva di fronzoli enfatici. La franchezza di donna Carla era un balsamo per l’anima in un panorama dove spesso vince l’ipocrisia.
papacleoNelle due figlie, Francesca, ordinario di materie romanistiche all’Università di Lecce, dalla folgorante carriera, e Cleo, la mia diabetologa a cui disubbidisco continuamente, nella mia ricorsa al cupio dissolvi di golosa, è stupendo ritrovare queste virtù che i loro genitori hanno saputo trasmettere loro. Che i frutti siano caduti vicinissimi agli alberi è una constatazione di come gli esempi positivi siano in grado di forgiare alla virtù. In donna Carla, ad esempio, prevaleva un low profile esercitato come regola di vita. A fronte delle madri miles gloriosae (fra cui, ahimé, mi annovero anch’io), mai che io l’abbia sentita vantarsi dei successi delle figlie. Una rara avis in un ambiente dove la competitività fra pargoli inizia sin dalla culla, a livello di precocità nel parlare o nel camminare. Piuttosto, la sua ironia la portava a raccontare i semplici accadimenti della vita con quel tasto allegro, in grado di sdrammatizzare anche episodi non certo, a tutta prima, divertenti. A volte, ad esempio, incontrandoci, evocavamo la volta in cui, a Roseto, io, mammina distratta e sempre concentrata a inseguire idee scrittorie, non misi il freno al passeggino del bebé, che all’epoca aveva un anno e mezzo, e il poverino rotolò lungo i due scalini e il pendio di pietrisco che conduceva a casa Lamberti, provocando una confusione piuttosto epica. A distanza di trent’anni, il ricordo di quell’avventura, depurato dallo spavento provato, era per noi fonte di grande divertimento. Il felice esito della caduta, che non provocò nel bimbo alcun danno fisico, naturalmente, ispirava il nostro complice sorriso.
Ecco, il sorriso: era la bandiera di donna Carla. Un sorriso che veniva dal cuore e che ritrovo riflesso sulle labbra di Francesca e Cleo e persino di suo cugino, il professor Rosario Giuffrè, che in questo periodo sto incontrando piuttosto spesso, giacché è complice in un’iniziativa che, a regime, darà un nuovo futuro alla comunità nocerina.
Ricercando una formula per definirla, ‘rubo’ ciò che mi ha detto una persona del palazzo dove abitava: “Era una vera signora. Come lei, non ne nascono più”. Non posso che condividere, nel rimpianto di una gentildonna di razza, ma anche nel rammarico che tali persone ricche dentro, generose, allergiche alle fatue ostentazioni siano avviate alla completa estinzione in questa società dell’immagine e della vuotezza.   

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