“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse … Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo diventò una creatura vivente Gen 2,4-9.15-17”

dottor Alfonso Schiavo
pneumologo

Il respiro è sempre stato un elemento collegato con la vita e nello stesso tempo è l’elemento che meno viene “misurato” nella pratica medica; tantomeno la cultura popolare ha mai posto la giusta attenzione sull’argomento.

Molti amano “controllarsi” la salute intendendo esami del sangue, radiologici, cardiologici ma mai si pensa a “misurare” la propria capacità di respirare, anche quando il sintomo principale, la dispnea (affanno nel lessico comune) si presenta. spirometria1Eppure già in epoca antichissima si tentava di conoscere quanta aria entra ed esce dal nostro corpo col respiro; a Galeno di Pergamo (129-216 d.C.) vengono attribuiti esperimenti in cui fece respirare le persone in una vescica, che poi immergeva in acqua, nel tentativo di misurare i volumi di aria attraverso la legge di Archimede; Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679), universitario napoletano e contemporaneo del più famoso Malpighi che studiava la membrana del polmone di rana attraverso cui passano i gas vitali (ossigeno dall’aria nel sangue e anidride carbonica in senso inverso) produsse le prime stime sul volume corrente e sul volume di riserva espiratoria, in pratica l’aria che normalmente viene mobilizzata ad ogni respiro. schiavo alfAntoine-Laurent de Lavoisier (26/08/1743 – 8/5/1794), cui si attribuisce la scoperta dell’ossigeno, conia il termine di SPIROMETRIA (dal lat. spiro “respiro” e dal gr. μέτρον “misura”). Dobbiamo attendere però il 1850 perché il chirurgo militare John Hutchinson pubblichi i primi veri studi prodotti con lo spirometro da lui inventato. Egli definì Vital Capacity (Capacità Vitale) il volume di aria che un individuo riesce a mobilizzare con un respiro profondo. Egli notò che tale capacità era predittiva della longevità, ecco perché “Vital”. Il mondo scientifico inglese accolse con freddezza le rivelazioni di Hutchinson per cui egli preferì auto esiliarsi nelle isole Fiji ove morì assassinato a 60 anni sembra per motivi passionali. Intanto solo nel 1903 il francese Augustus Desiré Waller e l’olandese Willem Einthoven mettono a punto il primo elettrocardiografo che avrà maggior fortuna forse perché il “cuore” ha sempre di più impaurito rispetto al “polmone”. 
Nel secolo scorso molti studiosi europei e statunitensi hanno dedicato grandi energie allo studio del “respiro” definendo le tecniche che oggi consentono una raffinata valutazione della funzione respiratoria a riposo, sotto sforzo, ad alta quota e durante il sonno.Nel 1980 il “Framinghan study”, il più importante studio osservazionale che ha rivoluzionato l’approccio diagnostico e terapeutico alle malattie di “cuore” così si esprime sulla spirometria: “Poichè Capacità Vitale predice la mortalità sia cardiovascolare che non cardiovascolare, questa misura della funzione polmonare sembra veramente una misura della capacità di vivere, utile per le assicurazioni e per ogni altro scopo correlato” confermando, dopo oltre un secolo, le intuizioni di John Hutchinson. spirometria3A fronte di tanta importanza, nella pratica dei medici, non vi è l’abitudine a studiare la quantità del respiro; e non è solo un difetto italiano ma mondiale; infatti Thomas Petty (1932-2009), medico pneumologo e professore di Medicina all’Università del Colorado, scrisse un articolo nel 2002 in cui cercava di individuare le cause di tale snobismo per una funzione che merita ben altra attenzione; egli concludeva ponendo una domanda: curereste mai l’ipertensione arteriosa senza misurare la pressione di sangue? La domanda, retorica, intendeva sottolineare il fatto che si continua a curare le persone mancando di considerare la funzione che anche nei nostri convincimenti religiosi appare un punto sostanziale della creazione. spirometria2
Oggi eseguire la misurazione del respiro è agevole attraverso la prenotazione dell’esame che si chiama “spirometria semplice” negli ambulatori presso ospedali (Scafati, Sarno, Cava de’ Tirreni, Salerno Da Procida e Ruggi d’Aragona) e presso il Distretto Sanitario di Base con impegnativa del Medico di Medicina Generale che appone il codice 89371.001. L’esame non è per niente invasivo, consiste nel respirare attraverso un boccaglio monouso dotato di filtro antibatterico e seguendo le istruzioni del tecnico o del medico che lo pratica. È controindicata in caso di emottisi, recente intervento agli occhi, recente trauma di torace e/o addome, pneumotorace, infarto recente o angina pectoris instabile, aneurisma dell’aorta toracica. Le principali indicazioni sono la dispnea presente in molte malattie non solo polmonari (asma, BPCO, fibrosi cistica, bronchiectasie, scompenso cardiaco, distrofia muscolare per esempio) e nella valutazione del rischio operatorio o della performance degli atleti.

Impariamo da oggi che possiamo misurare la nostra vita con un soffio.

 

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