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Il 18 marzo ricorrono settant’anni dall’ultima esplosione del vulcano partenopeo, che fu ampiamente documentata dalle truppe alleate di stanza in zona. Gli avvenimenti nella rievocazione del nostro Giulio Caso

 

L’ultima eruzione del Vesuvio avvenne nel 1944; precisamente iniziò alle ore 16,30 del 18 Marzo ; dopo che era crollato quasi del tutto il conetto centrale nella notte precedente. Nello stesso giorno la lava traboccò da una frattura del cono e, dopo aver attraversato l’Atrio del Cavallo, puntò verso Massa e S. Sebastiano. La velocità iniziale della lava era elevata (fra i cinquanta ed i cento Km/h), scendendo, rallentò notevolmente e raggiunse, ed iniziò a distruggere, i due paesi il giorno dopo, verso sera. Dal pendio Ovest, un’altra colata distrusse la funicolare ed attraversò i binari dell’antica ferrovia a cremagliera. Alle ore 17 del 21 Marzo, sul Vulcano, era iniziata la fase delle fontane laviche che raggiunsero l’altezza di vari chilometri. Dall’alba del 22 Marzo si sollevarono vapori, sabbie, ceneri, scorie e, soprattutto, lapilli che, spinti dal vento, iniziarono a ricadere, prevalentemente, in direzione Angri, Pagani, Nocera. A Poggiomarino arrivarono a cadere scorie del peso di 1 Kg. Su S. Giuseppe Vesuviano scorie dal diametro fino a 15 cm.

Da mezzogiorno del 22 Marzo iniziò la fase delle Esplosioni miste con eruzione di frammenti delle rocce vulcaniche che andavano collassando. Si formò una nube che raggiunse i cinque chilometri di altezza. Un intero stormo di bombardieri americani che aveva bombardato Montecassino e che si trovava in un campo di atterraggio in prossimità di Terzigno venne quasi del tutto distrutto dai lapilli. I lapilli provenivano da vecchie lave e blocchi frantumati nelle varie fasi esplosive dell’eruzione del Vesuvio; espulsi, poi, violentemente dal condotto del vulcano . Il loro diametro, generalmente, non superava i tre centimetri, ma sugli aerei caddero anche scorie di 15 centimetri di diametro, che aprirono ampi squarci nelle strutture degli aerei, specie, nelle zone di controllo aerodinamico.

Sui paesi intorno al Vesuvio ed in particolare sull’Agro Nocerino i lapilli raggiunsero, in quel giorno, l’altezza media di 80 cm. Alcuni tetti sprofondarono causando decine di vittime. I cittadini, con il capo protetto alla meglio, spalavano il lapillo dai tetti e dalle terrazze delle case, contribuendo ad elevarne l’altezza per strada che arrivò, in alcuni punti, anche a tre metri.. Si rese indispensabile trovare dei luoghi dove raccogliere i lapilli e, nei giorni successivi, furono ricolmati i pozzi, gli ingressi delle antiche tufare, alcuni campi e le vasche di raccolte delle acque e dei fanghi che periodicamente discendevano dai monti (le antiche opere di bonifica del 1806). Alle ore 14 del 23 Marzo iniziò la fase Sismo-esplosiva con tremori dovuti ai gas che spostavano le rocce crollate e che ostruivano il condotto.

Il giorno 24 una grande nube di cenere chiara imbiancò il cono come dopo una nevicata. Il 26 Marzo iniziò la Fase finale, le esplosioni diventarono più rade ed il 29 marzo l’eruzione può dirsi conclusa. Fino alla fine dell’anno si ebbero emissioni di anidride carbonica (mofete) da vari pozzi e dal terreno; queste causarono la morte di, almeno, altre due persone. Dal cratere erano fuoriusciti circa 70 milioni di metri cubi di lave.

Erano morte decine di persone a causa dello sprofondamento di tetti e solai.

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