Evento volto all’analisi del funzionamento e delle criticità di un istituto giuridico su cui di recente la legge è più volte intervenuta allo scopo di semplificare il processo di distacco della coppia

di Danila Sarno

“In medio stat res” è il titolo dell’incontro dedicato alla mediazione familiare, tenutosi il 19 maggio, presso la biblioteca comunale di Nocera Inferiore. L’evento, introdotto dall’avvocato Vincenzo Sirica, segretario generale dell’Associazione nazionale forense, sede di Nocera Inferiore, è stato moderato dall’avvocato Michele Del Bene.

A portare i saluti del sindaco Manlio Torquato è stato l’avvocato Gianfranco Trotta, consigliere comunale, che ha successivamente contribuito al dibattito in veste di presidente della Camera minorile di Nocera Inferiore.
L’argomento trattato nel corso del convegno è di grande attualità, considerato che in Italia circa una coppia su tre pone fine al matrimonio. La soluzione prospettata dal legislatore per consentire ai cittadini di evitare le lungaggini di un processo in tribunale è stata una serie di semplificazioni procedimentali, introdotte attraverso tre recenti provvedimenti normativi in materia di negoziazione assistita. La disciplina che ne è risultata è “a strati e non connessa” ha sottolineato l’avvocato Raimondo Di Iesu “e desta alcune perplessità, tra le quali l’esclusione del gratuito patrocinio e l’elevata responsabilità professionale dell’avvocato in caso di mancato rispetto del termine di presentazione degli atti per ottenere il nulla osta del pubblico ministero. Soprattutto, gli accordi sono possibili solo nei pochi casi in cui tra i coniugi separandi si sia raggiunto un clima non belligerante e di serenità, il che non avviene quasi mai”.
“Non ci si può lasciare bene”. ha confermato il dottor Giancarlo Palumbo, mediatore familiare “Con la separazione subentra un odio che è persino più forte del presunto amore perduto. Il lasciarsi male è un modo per proclamare che l’amore c’era. Viceversa, lasciarsi da buoni amici significa mettere in atto un’indifferenza cattiva”.
A pagarne le conseguenze è spesso la prole nata dal matrimonio fallito. Per l’avvocato Gianfranco Trotta “il legale non deve avallare comportamenti del cliente fomentati da spirito di vendetta, altrimenti vi è rischio di strumentalizzare i figli. Per questo è lo stesso avvocato a doversi considerare il primo mediatore della coppia, sebbene nella consapevolezza dei propri limiti, dettati dall’assenza della preparazione specificamente richiesta per la mediazione”. Il che getta luce su un ulteriore punto critico della disciplina della mediazione familiare, ossia la mancanza di un albo specializzato di mediatori.

Lascia un commento