Vi sveliamo un piccolissimo segreto: non è vero che questa prelibata e costosissima pietanza piace a tutte le persone che si ostinano a frequentare i ristoranti giappo …

di Chiara Ruggiero
Questa settimana vi vogliamo parlare del sushi, ma non facendovi la solita ramanzina della mamma preoccupata sul quanto possa essere pericoloso mangiarlo o delle varie allergie che può provocare!

Vogliamo parlare dell’evoluzione di questa semplice e deliziosa pietanza made in Giappone, che da qualche anno a questa parte è entrata a far parte delle nostre abitudini alimentari, fino a diventare una vera e propria ossessione.
Il sushi viene visto come un cibo delizioso, una vera è propria prelibatezza, una fusione di vari sapori mescolati tra loro, a volte anche contrastanti, come l’ insolito abbinamento pesce crudo e panna acida, accompagnata da un esplosione di colori, molto gradita dai nostri occhi ma un po’ meno dal nostro palato, che a volte non riesce proprio a digerirlo. Ma nonostante questo lo si va a mangiare ugualmente.
Vi starete chiedendo: dopo questa rilevazione perché allora alcune persone vanno
spesso a fare le cosiddette “sushate” spendendo anche un ingente quantità di denaro? Non è meglio una pizza o una bel piatto di carbonara?
Per curiosità la domanda l’abbiamo posta a più persone assidue frequentatrici di questo particolare tipo di ristorante, e tutte sorprendentemente ci hanno risposto che il sushi per loro rappresenta uno status symbol, una nuova moda del momento, e quindi per stare al passo con i tempi non ha alcuna importanza se le varie pietanze che vengono servite sono di loro gradimento o meno, perché l’importante è immortalare la foto che le ritrae a cena, in modo tale da pubblicarla in tempo reale sui vari social network a cui sono iscritte, per avere quanti più possibili like.
Quindi, amici lettori, più che imparare l’arte del mangiare il sushi, bisogna imparare l’arte del fingere che ci piaccia il sushi. Un po’ come nel film “Karate kid”: leva la cera, metti la cera!

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

Lascia un commento