Alberico Gambino

Alberico GambinoQuando lo hanno incriminato e processato se ne parlava e scriveva quasi ogni giorno sui giornali e nelle emittenti televisive,

ora che è risultato completamente assolto da ogni colpa morale e giudiziaria è comparsa sì e no una sparuta e fugace notiziola alla quale probabilmente pochi hanno fatto attenzione. Questa è una grave colpa e una vergogna di cui il mondo dell’informazione e la civiltà mediatica sistematicamente si macchiano. Soprattutto quella parte di stampa che su tutto fa critica e soloneggia tranne che sulle sentenze e sui giudici.

Voglio qui rimediare per quel che posso.

Alberico Gambino ha vissuto una vicenda giudiziaria molto simile a quella di Enzo Tortora, con la sola confortante variante che il fisico ha resistito e non se n’è andato all’altro mondo. E’ stato incarcerato, fatto decadere e sospeso dalle cariche politiche e istituzionali, sputtanato,  tacciato di camorrista di fronte agli elettori, agli amici, ai familiari, subito ore, mesi anni di ansia di insonnia di dolore di sospetti di interrogatori, processi, condanne, fatiche, spese, protestando invano la propria innocenza.

Non lo dico soltanto adesso, mi ci recai già a salutarlo in aula giudiziaria quando era ancora in ceppi, ne sono testimoni i suoi parenti, e lo baciai platealmente in presenza dei pubblici ministeri sperando di essere incriminato  a causa di quel bacio, giacchè in questo Paese, se qualcuno se n’è dimenticato, sappia che i baci sono pericolosissimi, non solo in direzione mafiosa ma anche in tema di molestia sessuale e pedofilia.

E adesso, dopo molti anni, una sentenzucola dice che il fatto non sussiste o non costituisce reato e tutto è a posto, ho sentito persino dire da qualche parte che vedete, questa è la prova che il sistema giudiziario italiano funziona perfettamente, tanto è vero che ha riconosciuto l’innocenza. Sarebbe proprio il caso che chi queste cose non le sa tacesse per sempre.

E adesso, chi paga?

Se quei pubblici ministeri che lo hanno arrestato e fatto processare, se quei giudici che lo hanno più volte condannato, senza ben verificare come stavano le cose e quali spese aveva fatto con quella carta di credito, venissero  licenziati in tronco, o almeno sospesi, come giustamente si fa e si pretende per quelli che strisciano il cartellino e si allontanano dal posto di lavoro, cosa che, rispetto alle colpe gravi di cui stiamo parlando, è proprio un peccatuccio veniale, allora sì direi che il sistema giudiziario italiano funziona. Invece no, quelli stanno ancora al loro posto senza nessuna misura cautelare che impedisca loro di fare altri guai. Allora no, come diceva Cossiga (o Scalfaro?), non ci sto.

Se tutti quei politici che hanno subito e subiscono le angherie di un apparato giudiziario in parte disattento, in parte politicizzato e a volte volutamente prevaricatore delle personalità e manipolatore degli orientamenti politici, invece di prostrarsi ad ogni avviso di garanzia e ad affrettarsi e proclamare la “fiducia nella giustizia” se non addirittura ad applaudire quando colpisce gli avversari, si ingegnassero tutti insieme di fermare e raddrizzare, finchè si è in tempo, questo pericoloso sistema, allora forse qualcosa cambierebbe.

Perché, come diceva un antico Maestro di procedura penale di cui non ricordo il nome, contrariamente a quanto pensano i forcaioli e i fans delle procure, leghisti, 5 Stelle e sinistri vari, è meglio avere cento colpevoli assolti che un solo innocente condannato.

Aldo Di Vito
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Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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