Teruccio, al secolo padre Egidio Siviglia, ci regala una sua lirica su un tema decisamente scottante:
il disinteresse della politica per i problemi del cittadino comune
La ballata del disperato
Avevo coraggio ed entusiasmo,
mi hai tarpato le ali.
Avevo illuminata la mente,
hai oscurato il mio sole.
Avevo un cuore,
mi hai braccato l’amore.
Avevo un lavoro,
mi hai relegato sul lastrico.
Avevo famiglia,
che ora è misera e grama.
Tu nuoti nell’oro e gozzovigli
col mio lavoro empisti le tasche,
eppur come me, venivi dal nulla;
senza decoro avesti consensi
con vane promesse,
Senza vergogna hai perso lo scorno
e ostenti nell’ozio
la dignità che non hai.
Ascolta, ti prego,
ciò che dice la storia.
Se duro è il tuo cuore
che sarà di te.
Nè a te, nè ad altri
i privilegi di casta… ohimè,
… è tardi, la lista è già lunga! Ricorda ai tuoi figli
che nel mondi di uguali,
siamo fratelli e sorelle.
Chi non ama lascia la pelle.
Teruccio