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Tutto esaurito anche l’ultimo giorno di rappresentazione di “Pescatori” di Raffaele Viviani, un’opera così attuale da lasciare sconcertati, parlando di violenza sulle donne

di Rosalba Canfora

È un Carmine De Pascale decisamente soddisfatto quello che commenta il pienone che ha caratterizzato anche la sua ultima rappresentazione della stagione teatrale 2016/2017. Specifico il filo conduttore delle opere messe in scena: il tradimento.

Il perché ce lo spiega lo stesso attore e registra de “La Locandina”: «Mi è sembrato giusto riflettere su un tradimento con l’aggravante della violenza contro la donna, perché oggi sull’argomento c’è, purtroppo, ancora tanto da dire e da fare in termini legislativi ed, inoltre, dare spazio ad un autore fondamentale come Viviani ancora poco rappresentato, per la cruda verità dei suoi testi».
Ed eccola la scena, così intensa da sembrare vissuta anche dagli spettatori: il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia come una carezza, il profumo delle reti e delle funi, ‘o rimmo, ‘e spaselle, con le luci tipiche del borgo marinaro e attori in costume di scena sin dal foyer. Tutti si sono sentiti parte di questo spaccato familiare, perché “gli attori non sembrava stessero recitando, bensì vivendo momenti reali di vita familiare“ come ha commentato uno spettatore sul sito della compagnia.
Il genio stabiese ha voluto portare sulla scena “una comunità che vive secondo le regole rigide di un’organizzazione tribale, in cui le liti e i segreti non mancano e i pescatori consumano la loro dura e triste esistenza tra la baracca sulla spiaggia di Mergellina e il mare aperto, con la città che avanza” come ad anticipare i problemi legati all’edilizia abusiva e selvaggia. L’autore, in questo dramma in tre atti, tratta la violenza sulla figliastra perpetrata da cumpa’ Dummineco, un Carmine De Pascale convincente anche se per la prima volta nelle vesti del cattivo, che dà sfogo al suo desiderio di possedere la ragazza fino a “che l’ha fatto perdere ‘e senze” e cerca anche di trovare una giustificazione al suo gesto in quel vivere accampati troppo uno vicino all’altro. Siamo nel 1925, ma a sentire gli attuali fatti di cronaca, l’opera è quanto mai attuale, a dimostrazione che ancora poco è stato fatto per contrastare la violenza sulle donne, dato che una significativa innovazione legislativa per definire “reato contro la libertà personale” determinati comportamenti violenti è arrivata nel 1996 con la legge 66 e il femminicidio solo nel 2013 con la legge 119. E, forse, è anche per questo che il pubblico applaude e assolve il giovane Cicciariello, interpretato da un grintoso Alessandro De Pascale, benché uccida il secondo marito della madre Cuncetta, una accorata Valeria De Pascale, per vendicare la sorella Catarina, una tormentata Teresa Barbara Oliva. Tanti i personaggi in scena ai quali il Viviani ha affidato piccoli ruoli ben definiti a servizio di un dramma popolare, caratterizzato da scene drammatiche alternate ad altre di spensieratezza corale, con qualche momento addirittura comico.
Lo spettacolo è stato arricchito dalle musiche originali di Viviani, eseguite dal maestro Pietro Sellitto, e dal canto di Tonino De Vivo, che, in scena nei panni di un credibile Cient’anni, ha aperto lo spettacolo con ”Voce, sceta a Maria”.
A Carmine De Pascale chiediamo anche un aggettivo per la stagione teatrale appena conclusa: «Fortunata! Abbiamo avuto quasi sempre il teatro pieno e ne approfitto per ricordare di seguirci sempre, perché “il teatro allunga la vita!”»

Le foto del servizio sono di Valentina De Pascale

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