Tornano in alcune chiese della diocesi nocerina importantissime opere d’arte, restaurate grazie a una intensa collaborazione tra curia vescovile, soprintendenza e istituzioni. Si inizia dalla chiesa che sorge a Pietraccetta con opere di Marco Pino allievo di Michelangelo
Una intensa collaborazione tra Diocesi nocerina, Soprintedenza salernitana, istituzioni e fedeli. E’ quella che ha permesso una intensa attività di restauri che vedrà restituire, a partire dal prossimo primo marzo, una serie di importantissime opere d’arte alle chiese dell’Agro ed alla fruibilità della popolazione. Il lavoro, in buona parte ancora in corso di realizzazione, è stato presentato nel corso di una conferenza stampa tenutasi venerdì 21 febbraio in curia, alla presenza del vescovo monsignor Giuseppe Giudice, del dottor Carlo Guardascione, incaricato della direzione della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno ed Avellino, del funzionario della soprintendenza dottor Antonio Braca, e del nuovo sacerdote responsabile delle opere d’arte della Curia.
A tornare per prime al loro posto sono due importanti dipinti su tavola, che sabato primo marzo saranno presentati, dopo il restauro, nella loro originaria collocazione della chiesa di San Bartolomeo a Nocera Inferiore. Sono “la Madonna del Montealbino con i santi Giovanni e Andrea” di Marco Pino da Siena, collocato sull’altare maggiore, e “la Madonna con Bambino e santi” di Luigi Rodriguez, collocato a lato dell’ingresso.
Quella di Andrea di Marco Pino da Siena è – come ha messo in evidenza Antonio Braca, storico dell’arte e direttore – coordinatore della Soprintendenza, una delle opere più prestigiose dell’intero territorio, la cui importanza travalica i confini dell’Agro Nocerino Sarnese. Essa fu realizzata dal pittore senese nel 1557 su commissione di Giovan Battista Castaldi, fondatore del convento degli Olivetani sul Monte Albino che sovrasta il territorio nocerino. Il Castaldi, originario di Nocera, era stato generale dell’esercito imperiale spagnolo di Carlo V, per il quale aveva svolto delicate campagne militari e politiche. Le sue frequentazioni delle principali corti italiane gli avevano consentito importanti relazioni con i più raffinati artisti dell’epoca. Egli per devozione alla Vergine, intorno alla metà degli anni cinquanta del Cinquecento, aveva fatto costruire il piccolo convento sulle alture del Monte Albino, consegnandolo poi all’Ordine degli Olivetani di Napoli con la consacrazione avvenuta nel 1557. Inoltre dotò la chiesa di importanti e prestigiose opere d’arte come la celeberrima Madonna d’Alba di Raffaello, oggi alla National Gallery di Washington, che fu comprata dal Viceré di Napoli, il marchese del Carpio, Gaspare de Haro, agli inizi degli anni ottanta del Seicento sostituendolo con una copia di Luca Giordano. La gran parte della decorazione della chiesa, però, fu affidata al pittore senese Marco Pino, allievo del Beccafumi ed esponente di spicco della “Maniera Moderna” nonché fedele seguace degli insegnamenti di Michelangelo. Il dipinto di Nocera, pertanto, è da considerarsi come il primo realizzato dall’artista in Italia meridionale, prima del suo trasferimento definitivo a Napoli, dove diventerà uno dei protagonisti della pittura dei decenni del terzo quarto del secolo XVI.
Non meno importante la “Madonna con Bambino e santi” di Luigi Rodriguez: nel 1603, in sostituzione di un edificio più antico, fu costruita la chiesa di San Bartolomeo, a sua volta crollata alla fine del secolo e sostituita da un’altra più solida. Considerata l’iconografia il dipinto è da collegare alla nuova chiesa dei primi anni del Seicento. Vi è rappresenta, infatti, la Madonna con Bambino fra san Bartolomeo e san Carlo Borromeo.
«Una delle difficoltà più grandi nell’effettuare i restauri – ci spiega Adele Ruggiero, una delle restauratrici delle opere – è stata paradossalmente di natura burocratica, avendo noi dovuto operare con la tabella costi del 2006 mentre quelli dei tre anni di lavoro che son stati necessari per la restituzione delle opere alla loro originaria bellezza erano ben diversi. Il dottor Braca ha vene evidenziato che abbiamo infatti dovuto fare delle particolari analisi cher erano anche approfondimento delle tecniche di realizzazione delle opere. Queste indagini tecnologiche ci hanno messo economicamente in difficoltà. Ma è stato, alla fine, un lavoro decisamente emozionante perché ti ritrovi a contatto con un’opera di un allievo di Michelangelo e con le tecniche realizzative dell’epoca».
Il successivo appuntamento è fissato all’8 marzo, quando torneranno alla chieisa del SS. Corpo di Cristo a Pagani alcune opere che erano state sequestrate dalla Guardia di Finanza ad un antiquario perché riconosciute appartenenti, appunto, alla chiesa paganese. Tra queste una Madonna Addolorata attribuita a un tardo Angelo Solimena.