Dopo aver cantato nei più importanti teatri d’Italia, il soprano di origine sarnese racconta la sua esperienza e ci presenta la complessità del personaggio protagonista dell’opera di Donizetti

di Marianna Boffardi

«Quando arrivi a calcare il palcoscenico del teatro più antico del mondo, che ha visto protagonisti grandi cantanti, l’ emozione è duplicata, soprattutto se si aggiunge il fatto che si è circondati e sostenuti dall’ affetto dei propri cari e dei propri amici».

E’ con queste parole che il soprano Gilda Fiume parla dell’ emozione che ha provato ieri nell’aver interpretato al teatro San Carlo di Napoli la protagonista dell’opera Lucia di Lammermoor di Donizetti. «Ho cantato nei teatri di tutta Italia,  farlo al San Carlo ha rappresentato per me un ritorno a casa: non più da studentessa, ma da professionista».
Il ruolo di Lucia è un ruolo complesso sia dal punto di vista vocale sia per quanto riguarda l’interpretazione
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Assolutamente. Vocalmente  è uno dei ruoli più difficili per un soprano. La difficoltà è legata non solo al momento drammatico, ma anche al momento etereo e trasognante, ad un discorso di coloratura, di cadenza. Tutto ciò è legato alla difficoltà interpretativa di portare in scena una giovane donna a cui hanno strappato i sogni d’amore e che arriva a commettere un omicidio, atto in cui non vedo una vera e propria follia quanto un voler fuggire la realtà. Interpretare Lucia necessita di un profondo lavoro di grande riflessione».
– Cosa ti ha insegnato il personaggio di Lucia? Cosa ti lascia ogni volta che la interpreti?
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Lucia sembrerebbe un personaggio fragile ma in realtà nasconde un grande coraggio. Non è una donna che accetta la realtà così per come le viene imposta. Esprime attraverso un atto estrema la forza di ribellarsi. Ecco Lucia mi ha insegnato e insegna ad ogni donna il coraggio e la forza di essere libera».
«Ho trovato una Gilda maturata moltissimo sotto tutti gli aspetti, sia per quanto riguarda l’aspetto vocale, sia per quello musicale e interpretativo», afferma dopo la recita il soprano Antonella De Chiara (nella foto in basso), prima insegnante e guida di Gilda Fiume. «Chiaramente è differente cantare in concerto e cantare un’opera a teatro. Il palcoscenico fa la differenza. Ma ho trovato anche la ragazza di sempre, la cantante seria, precisa, attenta, lucida . Oltre alla bravura e alla bellezza vocale, qualità da sempre possedute da lei, ciò che ho ammirato di più è stata la gestione del suo strumento in un contesto così importante e in un ruolo così difficile. E’ stata capace di mantenere grande naturalezza pur trasmettendo forti emozioni. Il canto è qualcosa di innato. Quando ho ascoltato Gilda la prima volta sapevo che era nata per il palcoscenico».

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