L’Associazione Erchemperto, nell’ambito dell’iniziativa “Visitiamo la città”, ci conduce nel cuore pulsante di Salerno, raccontandoci la domenica successiva a San Valentino struggenti e leggendarie storie d’amore. Partenza alle ore 10:00 dal Comune di Salerno
Prima tappa: la Cattedrale ci narra una triste storia d’amore medievale che ha per protagonista il duca Guglielmo, morto assassinato. Fu pianto lungamente dalla vedova Guaidalgrima che, in segno di lutto e seguita da tutte le sue damigelle, si recise i capelli sul di suo sepolcro nell’atrio. Da allora, ogni 4 agosto (anniversario dell’evento), alcuni visitatori giurano di vedere il fantasma della principessa aggirarsi, disperato, nei pressi della tomba dello sposo.
Il vicino Castel Terracena, costruito da Roberto il Guiscardo, echeggia ancora dei litigi della nobile coppia: la principessa Sighelgaita e Roberto. La leggenda dice che che fu proprio Sighelgaita a volerne la costruzione, non sopportando di dimorare nel palazzo dove aveva vissuto con il fratello, spodestato dal marito. L’amore tra i due fu molto tormentato, perché entrambi dotati di carattere fiero e fumantino. Si racconta inoltre che Sighelgaita, tra le tante, avesse tentato di avvelenare il figliastro Boemondo, nato dal primo matrimonio di Roberto, per fare ereditare il trono a suo figlio Ruggero.
Il palazzo che, oggi, ospita il Museo Archeologico, è stato sede della triste storia trecentesca di Raimondo ed Antonella, una delle più belle damigelle della regina Margherita di Durazzo che, rifugiatasi a Salerno dopo l’uccisione del marito Carlo III aveva ricostruito parte del Castel Terracena e ne aveva fatto la sua dimora. Un giorno il figlio di Margherita, Ladislao, di ritorno dalla guerra si fermò a Salerno per salutare la madre ed era accompagnato dal valoroso guerriero Raimondo, figlio di una nobile famiglia ungherese. La sorte volle che Antonella e Raimondo si incontrassero nel giardino della reggia, nei pressi di una fontana e si innamorassero perdutamente. Ma una perfida damigella avvertì Ladislao dell’accaduto. Il principe proibì ai due di incontrarsi, perché Antonella era figlia di un umile fabbro, chiamato mastro Matteo del Convento e fece rinchiudere la giovane nel vicino monastero di San Michele, mentre Raimondo fu inviato in guerra. Trascorsi due anni, il re, per premiare il valore dimostrato dal giovane, gli diede il permesso che si celebrasse, di nascosto, il matrimonio. Nel 1412, durante una terribile epidemia di peste, la regina si ammalò. Accorsero al suo capezzale sia il figlio che Raimondo con la sua sposa. La regina nel vedere la damigella rivelò che non era Antonella ma la sua gemella Vanna, sostituitasi a lei per sposare il nobile ungherese. Antonella difatti era anch’essa moribonda nella stanza contigua a quella della regina. Raimondo riuscì appena in tempo a vederla prima che spirasse tra le sue braccia. Il povero innamorato perse il senno. Spogliatosi di tutti i suoi averi, si vestì con un saio ed iniziò a vagare per la città alla ricerca della sua amata. Pare che ancora oggi, nelle notti invernali tempestose, il fantasma si aggiri bussando alla porte e chiedendo con voce fioca della sua bella. Accanto ai resti del castello c’è ancora la fontana presso la quale s’incontrarono per la prima volta i due sventurati giovani. La leggenda vuole che se una giovane, salernitana di nascita, in un giorno di agosto si accosti alla fonte e dopo essersi bagnata le labbra dica sottovoce:” Anima della fontanella di Margherita, La regina bella, caccia le lacrime di Antonella, tradita dall’infame gemella”, vedrà all’improvviso arrestarsi il getto d’acqua e dopo poco cadere solo sei gocce, che sono, in realtà, le lacrime di Antonella. Se avrà la fortuna di raccoglierle e serbarle potrà vedere avverarsi il suo sogno d’amore.
Gabriella Taddeo