La storia agghiacciante di Antonio Attianese, 35 interventi di cancro in 13 anni, e un’odissea degna di un romanzo che racconterà presto in televisione

di Gigi Di Mauro

Compirà 39 anni da agosto, Antonio Attianese, ma già da 13 combatte contro un cancro devastante. È l’ennesima vittima dei materiali radioattivi che l’Esercito Italiano ha usato nelle campagne di pace nei Balcani, in Afghanistan ed in altre missioni.

Due figli di 6 e 5 anni, Antonio, che abita ad Sant’Egidio del Monte Albino, era un ranger del 4° Reggimento alpini paracadutisti quando, nel 2002 e nel 2003, partecipa a due missioni in Afghanistan.
È l’anno dopo, quando sta per partecipare al campionato di sci per truppe alpine, che Antonio si accorge di un fatto preoccupante: nelle sue urine è presente del sangue. Un segnale quasi inequivocabile, ed infatti gli esami confermano la presenza di un brutto male alla vescica.
«Da allora ho subito 35 interventi e quasi 100 ricoveri – ci dice l’ex militare – e nel tempo ho perso la vescica e sono costretto ad usare dei sacchetti collegati ai reni per le mie funzioni». I guai di Antonio cominciano subito, e suo nemico diventa, insieme al cancro, quell’Esercito che ha servito con tanto entusiasmo. Nessuno gli dice infatti che potrebbe ottenere il rimborso delle spese mediche sostenute e di quelle di soggiorno per chi, ogni volta, lo ha accompagnato a Roma per i suoi interventi.
Quando Antonio ne viene a conoscenza, viene “maltrattato” da tre ufficiali, che, come il militare ripeterà prossimamente anche a una trasmissione televisiva, lo minacciano intimorendolo fino al punto che il ranger per precauzione registra le conversazioni che ha con i tre. La causa del suo male, come accertato da una perizia specialistica commissionata da lui stesso ed a sue spese, è stato il tungsteno presente nelle munizioni: infatti è stato ritrovato in grandi quantità nei campioni del suo tumore.
Per Antonio tutto diventa una corsa ad ostacoli: problemi per i rimborsi sulle spese sanitarie, problemi per il riconoscimento della causa di servizio. Ha rischiato perfino il pensionamento senza stipendio. Tutto a causa di una serie di comportamenti di chi, forse per coprire sue responsabilità, non solo non lo aiuta, ma addirittura lo ostacola. L’ex ranger trova comunque la forza negli ultimi anni, grazie ad una moglie che lo sostiene e lo adora, di mettere al mondo due meravigliosi figli. E continua a combattere contro una burocrazia che gli impedisce di ottenere i suoi sacrosanti diritti.
Malgrado tutto Attianese ama ancora l’Esercito e consiglierebbe a un giovane la carriera militare: «Perché no, ma lo metterei al corrente dei rischi. Indubbiamente questo avvertire con lealtà i soldati circa i possibili pericoli inerenti il proprio lavoro, compresi quelli legati alle malattie, sarebbe compito delle istituzioni. Come anche far sapere che esistono leggi che tutelano i militari affetti da patologie gravi. Dovrebbero mettere davanti ai giovani ragazzi che voglio intraprendere tale carriera tutte le nozioni necessarie per poter scegliere il loro futuro con piena coscienza. Essere informati fa la differenza».

 

nelle foto: Antonio Attianese nel corso delle sue missoni in Afghanistan; quando era al meglio della sua fisicità; dopo uno dei 35 interventi subiti

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