Il sindaco di Nocera Inferiore, per la prima volta, accetta di raccontare il “Manlio privato”. E a sorpresa si scopre che ascolta Radio Radicale e ama Vasco Rossi
di Rosalba Canfora
Manlio Torquato per la prima volta messo a nudo: «si racconta» attraverso sette risposte, perché «7» è il numero magico che esprime la globalità e l’equilibrio perfetto.
L’appuntamento è per un caffè col primo cittadino, per parlare con l’uomo comune di vita privata, gusti e preferenze personali, per scoprire tante cose tenute gelosamente riservate.
Per un’oretta, insomma, anche la città può aspettare. Neanche chiediamo del suo rapporto con gli animali: ci ha accolti con Fufi, il suo amico a quattro zampe, dichiarando inappellabilmente che «una civiltà si misura dall’attenzione che l’uomo sa porre al rispetto per gli animali». La nostra idea di intervista lontana dai riflettori della politica lo incuriosisce e allora partiamo subito, con una scheda presentativa:
a giugno compie 49 anni, segno gemelli; colore preferito verde-prato; grande lettore, da ragazzo appassionato di narrativa (ha letto tutto di Piero Chiara!) e da adulto di saggistica («L’intelligenza in pericolo di morte» di Marcel De Corte). Laureato con lode in Giurisprudenza, tesi in diritto pubblico, non ha mai ambito alla magistratura quanto, invece, ad amministrare la cosa pubblica, cui è arrivato grazie alla sua carica.
Sposato, due figli; predilige il cinema al teatro; ama le cravatte e leggere i quotidiani in treno; adora guidare l’auto per lunghi viaggi, anche senza una meta precisa (indole vagabonda!); la pineta di Punta Licosa è il suo «posto più bello del mondo e Roma la città italiana preferita» che visita di frequente; gli piace cucinare ed è lo chef riconosciuto della vigilia di Natale e Capodanno; tifa per il Genoa per «antichi motivi personali» e non fa attività sportiva, mentre da ragazzo preferiva il calcetto, andare in bici, correre a piedi e ricorda orgoglioso che a 23 anni saliva di corsa fino alla croce del santuario di santa Maria dei Miracoli a Montalbino senza mai fermarsi.
Il padre, Fulvio, è stato il riferimento per la sua formazione politica, determinanti Almirante e Craxi; alla madre riconosce la gentilezza e il senso pratico; ammira la professione di ingegnere, per il ciclo di studi più difficile e complesso, e rispetta quella dei medici e insegnanti; non si deve assolutamente scherzare sulla vita, fisica e morale; preferisce il mare, possibilmente d’inverno; ascolta radio Radicale e ha un televisore per ogni stanza (tranne in bagno) costantemente acceso su La7: unico zapping concesso è su Rai 5 per i documentari sugli animali (moglie e figli permettendo, però).
Raramente canticchia e semmai ha un po’ di tempo libero, ne approfitta per dormire; quelli della nascita dei figli i suoi giorni più importanti, quello della laurea un bel ricordo; la vittoria alle amministrative del 2011, straordinaria e imprevedibile.
Cambierebbe tante cose, nel frattempo ha più rimorsi per gli errori commessi che rimpianti per cose non fatte; ultimamente, comincia a pesargli di trascorrere poco tempo con la famiglia, ma «la politica resta l’arte preferita!».
– Cosa Le rimproverano sovente i suoi figli?
«Di essere troppo pesante».
– Il pregio che Le riconosce sua moglie?
«La bontà, e lei è l’unica che mi conosce bene: non usciamo molto, comunque preferiamo passeggiare per Nocera e Cava».
– Il difetto che Le contestano gli amici?
«L’irascibilità, fino a diventare talvolta insopportabile. Riconosco la mia eccessiva reattività nei rapporti umani e sono consapevole che chiedere scusa, dopo, non serve a recuperare. Mi sforzo di immedesimarmi sempre nell’altro perché ho la certezza che siamo davvero tutti uguali, totalmente sovrapponibili, tranne i casi di santità o di scelleratezza».
– Da cittadino di Nocera Inferiore, e non da primo cittadino, cosa vorrebbe vedere migliorata nell’immediato nella sua città?
«L’inquinamento, inteso come avvelenamento della natura in genere (traffico eccessivo, cementificazione selvaggia) perché se si rompe quell’equilibrio, è difficile tornare indietro».
– Libro, film, cantante preferito ed il perché…
«”Conversazioni” di Jorge Luis Borges, edizioni Bompiani 1987, letto almeno dieci volte e acquistato con mio padre a Napoli, nella storica libreria Treves a via Toledo; “L’attimo fuggente” e “La Passione di Cristo” di Mel Gibson che ritengo formativi; Vasco Rossi, perché è ribelle e romantico».
Commentiamo che è «un punto di equilibrio» anche quest’ultimo ed indaghiamo nelle preferenze personali con le ultime due domande:
– Culatello o mortadella? Sorride, forse ha capito a cosa miriamo scomodando Gaber …
«Mortadella»
– Collant o reggicalze?
«Reggicalze! La prossima domanda?»
Non c’è spazio per un’altra domanda, ma solo per un aggettivo per «etichettare» il sindaco uscente. Risponde divertito che, allora, non c’è spazio nemmeno per un’altra risposta, ma poi aggiunge: «una persona intelligente».