La Corte di Cassazione condanna un uomo per aver confessato ad altri i dettagli intimi della propria vita di coppia, così ledendo l’onore della compagna

di Danila Sarno

Sedersi al bar con gli amici e fare quattro chiacchiere non è un’attività tanto sicura quanto può sembrare. Certo, parlare del più e del meno, del lavoro, dei propri interessi, o delle ultime partite di calcio è del tutto lecito, ma guai a spifferare particolari intimi della propria vita di coppia.

In questi casi si rischia di incorrere perfino in una sanzione penale. È quanto accaduto ad un uomo particolarmente loquace, per aver raccontato dettagliatamente a più persone del proprio circolo di una disavventura sessuale vissuta con la partner.
La donna, venuta a conoscenza del misfatto e ritenendo di aver subito un’offesa alla propria reputazione, ha trascinato in tribunale l’ex compagno, ottenendone la condanna per il reato di diffamazione ai sensi dell’articolo 595 del codice penale.
Innanzi la Corte di Cassazione l’uomo ha tentato il tutto per tutto, sostenendo che non vi sarebbe certezza sull’identità dell’autore delle piccanti confessioni, poiché l’unico testimone ascoltato in giudizio sarebbe un “teste de relato” (ossia avente una conoscenza indiretta del fatto): egli infatti aveva affermato di aver appreso il nome dell’imputato dal barista e di non conoscerlo personalmente.
Con la sentenza numero 50058 del 2016, la Suprema Corte ha però affermato che, benché il teste non conoscesse il nome del chiacchierone, il fatto che la narrazione fosse effettivamente avvenuta non è stato contestato in giudizio dal ricorrente. Per di più la frase riportata dal suddetto testimone corrisponderebbe a quella riferita da un altro teste che, in altra circostanza, aveva ascoltato lo stesso racconto dall’imputato. Sulla base di tali considerazioni e soprattutto osservata l’uniformità delle narrazioni da parte dei due testimoni, il secondo dei quali certo dell’identità del suo interlocutore, gli Ermellini hanno ritenuto provato che la persona ascoltata dal primo testimone fosse proprio l’imputato ed hanno perciò confermato la condanna del malcapitato.
Insomma sfogarsi con gli amici è giusto, ma attenti a lasciarsi sfuggire troppi dettagli riguardo il proprio partner: il pericolo è di finire in carcere o di pagare una multa davvero salata.

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