Il tema è stato completamente ignorato dall’ex di turno Matteo Renzi, anche se l’urgenza di interventi risaliva alla presidenza Monti. Meglio intervenga la Bce

È svanito il momento magico per tagliare il debito pubblico italiano mediante apposita imposta patrimoniale. Era auspicabile e possibile fare questo intervento di carattere straordinario all’epoca del Governo Monti.

Quanto all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, è stato inutile parlargli di debito pubblico: questo tema nel corso della sua esperienza governativa non ha trovato spazio disponibile nella sua agenda di lavoro.
Oggi il “pianeta risparmio” in Italia è un ammasso di macerie derivante dal sostanziale fallimento di molte banche regionali e dai rendimenti negativi causati dall’intervento anomalo della Banca Centrale Europea (BCE) che immette liquidità “forzata e non richiesta” nel circuito bancario europeo (quantitative easing). Sono in pista insopportabili aumenti di capitale per complessivi 18 miliardi di euro: 5 miliardi ad opera di Monte Paschi e 13 miliardi ad opera di Unicredit!
È il momento di chiarire se c’è effettiva volontà di realizzare gli Stati Uniti d’Europa, senza equivoci e sotterfugi ed il tema del debito pubblico eccessivo va affrontato con saggezza e lungimiranza in ambito europeo.
Personalmente suggerirei alla BCE di “acquisire” dai Paesi UE interessati al problema la quota di debito pubblico eccedente il 60% del PIL, come stabilito dall’Unione Europea (Trattato di Maastricht). In tal modo si placherebbero le ansie sui debiti statali e si faciliterebbe la crescita sostenibile nei Paesi dell’Unione.
Il nostro Paese registra un rapporto tra debito pubblico (2.212 miliardi di euro a settembre 2016) e PIL nazionale pari al 132,8 per cento. Per ridurre detto rapporto del 132,8 per cento a quello del 60%, il Governo italiano dovrebbe rimborsare circa mille miliardi di euro di titoli di Stato (BOT, CCT, BTP) emessi a più riprese per rifinanziarsi.
All’operazione straordinaria sopra ipotizzata potrebbe provvedere la BCE, assumendo su di se i mille miliardi di debito pubblico italiano in questione, riportando la situazione finanziaria del nostro Paese ad un livello di sostenibilità.
Il “parametro Maastricht” del 60% potrebbe essere innalzato al 90% per tutti i Paesi dell’Unione Europea. In tal caso l’intervento BCE per l’Italia si limiterebbe a circa 600 miliardi di euro.
Oggi la BCE acquista titoli degli Stati europei legati alla moneta unica per 70 miliardi di euro ogni mese. Non appare opportuno l’acquisto da parte della stessa BCE di titoli emessi dalla Germania e da altri Paesi che non hanno bisogno di supporto finanziario.
Nel contempo il Parlamento europeo dovrebbe consentire l’emissione di titoli obbligazionari (eurobond) per finanziare investimenti nelle zone dell’Unione Europea con alta disoccupazione e strutture produttive inadeguate.

Sàntolo Cannavale
www.santolocannavale.it

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