Per l’ennesima volta nella storia, la plebe ignorante vociante furiosa e acefala ha abbattuto il capo, votando, come le avevano consigliato e come del resto sempre fa, con la pancia e non con la testa.

Nihil sub sole novi, se ne potrebbero menzionare migliaia di casi nella storia (Socrate, Cesare, Luigi XVI, Robespierre, ecc. ecc.) con la sola confortante variante che una volta la folla i suoi capi li massacrava, li impiccava, li crocifiggeva, li ghigliottinava, li appendeva per i piedi, li accoltellava, li avvelenava, li lapidava, qualche volta li esiliava soltanto, come del resto era anche giusto, in contrappasso alla loro crudeltà, dissolutezza, ferocia, vere o presunte che fossero.
Eppure, chi si è messo a fare il capo o il pastore, sia esso re imperatore faraone messia rivoluzionario duce capopartito o presidente, è sempre stato mosso, a rischio di fatiche e sacrificio persino della vita, dalla volontà di fare ciò che pensava giova giovasse alla sua tribù o clan o razza o popolo o patria, prima che a se stesso …
Ora per fortuna, grazie alla democrazia, li mandiamo “a casa”, tracciando un segno su un foglietto e deponendolo in una cassetta. Ma il principio e la genesi sono gli stessi, provengono dall’eterno mito di Urano, l’orda dei figli che odiano il padre a causa del potere che esercita e del complesso di Edipo, come ci ha spiegato Freud, e si coalizzano per ucciderlo e sostituirlo nell’esercizio del potere e nell’affetto della madre.
Questa cosa attualmente prende il nome di democrazia e libertà.
Mi ha fatto una pena quel povero giovane, nel momento che “col nodo in gola” ha ottemperato a quanto aveva promesso, di ritirarsi in caso di sconfitta, e non mi pare che siano molti i politici che mantengono la parola. Magari qualcuno crede che egli per circa tre anni a Palazzo Chigi se ne sia stato a divertirsi fra odalische e balletti, in banchetti e gozzoviglie, come in un giardino ove scorrono i ruscelli, per dirla col Corano, piuttosto che lavorare sodo per noialtri, giusti o no che siano stati i risultati. Ogni capa è ‘nu tribunale, doveva fare così, doveva fare colà, doveva abolire il senato, doveva farci votare per i senatori, doveva ridurre ancora di più i parlamentari, doveva abolire le regioni, doveva fare l’elezione diretta del premier, doveva, doveva… Non li state a sentire, sono tutte scuse, l’unica cosa che doveva fare per farli contenti è andarsene, per fare posto agli altri.
E mò, siete contenti? Chi ci mettiamo, visto che Crono non c’è? Il Grillo parlante, il Berlusconi errante, l’occhiglauca Meloni, il farneticante Salvini, il ridente D’Alema, l’inconcludente Bersani, il sanguisuga Monti, magari un magistrato, un Grasso o un Cantone o un Davigo, così realizziamo il sogno da tempo accarezzato dal Potere Giudiziario, di assumere direttamente il potere politico, ammesso che lo sappiano gestire, avvezzi come sono a fare solo oltre avvisi di garanzia e sentenze.
Penso proprio che cchiù annanze iammo e cchiù butte pigliammo.

Aldo Di Vito
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Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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