Il segretario regionale di Si-Sel, impegnato in Campania in una campagna contro la proposta Renzi che ne ha messo a dura prova anche la resistenza fisica, festeggia la vittoria contro Renzi e «la cinica e bara arroganza» di Vincenzo De Luca
di Tonino Scala
Ha vinto la Costituzione. Ha vinto il popolo che dopo anni ha deciso di tornare a votare. Ha vinto il sud che ha preso consapevolezza non bussando più alle porte ma sfondandole. Ha vinto il buon senso. Ha vinto la forza della ragione.
Han perso le clientele, le fritture di pesce, i potentati e l’arroganza di chi con la forza del potere voleva utilizzare la carta costituzionale come testa d’ariete per un disegno cinico, han perso le bugie, le invasioni barbariche televisive, confindustria, le banche, la paura, le armi di distrazioni di massa, han perso i media, ha perso una logica che ha pervaso il nostro paese per troppi anni producendo disastri inenarrabili: l’uomo solo al comando.
In Campania ha perso De Luca, la sua cinica e bara arroganza, il suo considerare plebaglia il popolo sovrano, le sue fritture di paranza e la logica clientelare che ha relegato la nostra terra a feudo di questo o quel potente di turno.
Ha vinto il popolo campano che ha deciso finalmente di non essere più suddito di nessuno. Ha perso De Luca, padre e figlio, uno presidente della Regione altro capo del comitato per il Si. Ha perso il nepotismo.
Ha perso una narrazione fasulla, che raccontava e vendeva il SI come un argine ai populisti. Come se il populismo che attraversa l’occidente non fosse prodotto dalla deindustrializzazione e dalla conseguente disoccupazione, dalla distruzione del welfare, dalla crisi di fiducia in istituzioni sempre più percepite come terminali di interessi finanziari sovranazionali, dalla crisi economica generale.
Ha vinto una costituzione che ci ha permesso di sopravvivere a 40 anni di Dc e 20 di berlusconismo.
Adesso viene il bello. Il bello della costruzione. Costruire un paese che sappia capitalizzare questo risultato. Nessun pastrocchio, intesa sulle regole, nuova legge elettorale condivisa e al mio mondo, quello della sinistra, l’onere di mettere in campo un progetto credibile.
Il populismo si batte aggredendo le cause che lo determinano e oggi questo compito storico spetta alla sinistra.
Lanciamo il cuore oltre gli steccati e costruiamo una sinistra larga in grado di parlare con gli ultimi. Una sinistra che sappia mettere le mani nella melma. Una sinistra che partendo dalle sofferenze di popolo stremato sia in grado di prospettare al paese un progetto di governo serio ed affidabile. Spetta a noi…se non ora, quando?