Il dirigente del Pd interviene nella vicenda della chiusura notturna della Tin anche in veste di pediatra, e offre un ventaglio di soluzioni e proposte

del dottor Vincenzo Stile

La vicenda dei problemi che affliggono il reparto di Terapia Intensiva Neonatale (TIN), causati dalla carenza di organico che non permette l’esecuzione di turni che coprono tutte le 24 ore, crea in me un profondo disappunto.

Faccio il pediatra di famiglia e non posso dimenticare con quanto entusiasmo accogliemmo la nascita di questo reparto, che è costato tanto in termini di energie umane ed economiche, e che tanti entusiasmi ha richiesto per la sua creazione e tanti ne ha generato nel tempo per la sua funzione svolta sempre al massimo della competenza e con risultati ottimi ed evodenti per tutti. Un reparto la cui esistenza che ha permesso a tanti bambini nati prematuri di essere soccorsi in tempo e di crescere in modo normale come tutti gli altri.
Il periodo perinatale è un periodo critico, e tanto più lo è quando il parto è difficile o con problemi, si possono verificare nel neonato danni che a volte ne provocano la morte immediata, e tante altre volte ne compromettono lo sviluppo motorio e psichico, con esiti a distanza costituiti da paralisi, ritardo mentale e deficit sensoriali. Il costo per la società è altissimo, costi elevati per la riabilitazione, l’assistenza e le indennità necessarie in questi casi, per non parlare delle giornate di lavoro perse per gli accompagnatori e soprattutto costi umani per chi si dedica col cuore spezzato per tutta la vita con amore e accettazione ad assisterli. I reparti di Terapia Intensiva Neonatale hanno determinato sia un netto calo nella mortalità dei bambini prematuri e sia un netto calo degli esiti a distanza. Un minor numero di paralisi cerebrali infantili, deficit mentali e sensoriali, significa un miglioramento della nostra società e un notevole risparmio di spesa per le cure e il welfare che ne consegue.
Il punto cruciale
Il punto cruciale è proprio questo, il miglioramento delle cure porta sempre ad un risparmio a lungo termine, e se si vuole risparmiare in Sanità, oltre che ridurre gli sprechi e razionalizzare, siamo arrivati ad un punto in cui è cruciale investire, in macchinari, ma sopratutto in personale medico e paramedico. Quanti stipendi si potrebbero pagare in più se le spese destinate all’assistenza di gravi malattie e alle loro complicazioni, venissero abbattute dalla loro minore gravità dovuta ad un’assistenza migliore, più pronta e più precoce, a liste di attesa più rapide? Credo che ci si guadagnerebbe, addirittura, è quasi un postulato: più energie in personale medico e paramedico,più salute per tutti. Ecco perchè non si capisce perchè in Campania si continua con un Commissariamento della Sanità, che non permette deroghe per le assunzioni che sono necessarie un po ovunque in tutta la Regione. Nel corso di quest’anno abbiamo assistito in diversi reparti dell’Ospedale di Nocera Inferiore a una riduzione di posti letto: in ginecologia, in rianimazione, e ora il problema dell TIN… la causa è sempre la stessa: mancanza di personale e in tutta la regione è la stessa cosa.
Le reazioni
Certo è facile in questo momento indignarsi, cavalcare la protesta, anzi è d’obbligo e naturale: si deve fare di tutto per razionalizzare e migliorare i turni. Ma il punto cruciale sono le assunzioni di personale medico e paramedico, forze nuove che vadano a tappare i buchi determinati dai pensionamenti non sublimati e dalle carenze dovute alle richieste aumentate. E’ un momento difficile in cui la nostra comunità, medica e politica non si deve disunire, in proteste isteriche e elettoralistiche. Non bisogna buttarsi addosso l’ascia delle colpe reciproche, che scontano gli errori di decenni di malgoverno sanitario inefficiente e clientelare.
Le proposte
Oltre che continuare con la razionalizzazione e riduzione delle spese inutili al nostro interno, occorre rivolgersi al Governo e al Ministro della Sanità allo scopo di raggiungere tre obiettivi: il primo è la cessazione del Commissariamento della Sanità Campana che difatto impedisce una gestione politica che dovrebbe essere senza dubbio più vicina alle esigenze dei territori e non solamente alle striminzite tasche dello stato. Il secondo obiettivo è chiedere al Governo la presa d’atto che almeno per quanto riguarda le assunzioni di forze nuove, mediche e paramediche la necessità è diffusa in tutta la regione, e quindi ci vuole lo stanziamento di un fondo straordinario per il personale che possa bypassare le ristrettezze del commissariamento.
Terzo obiettivo è chiedere l’aumento del fondo annuale di finanziamento del sistema sanitario nazionale alla Campania, che nonostante l’elevato numero di abitanti e di patologie, è penalizzata dal fatto che esso viene erogato in rapporto all’età media favorendo le regioni del nord. Sono queste le cose da fare, e su questi obiettivi il Pd e l’amministrazione regionale si stanno muovendo. Non so se ci sentiranno a livello nazionale, ma non staremo con le mani in mano e se a livello regionale il Commissariamento ci impedisce una gestione politica che possa colmare i bisogni dei territori, spero che a livello nazionale si abbia l’autorevolezza di farsi sentire. Quest’ultima, penso, si stia costruendo, ma deve dare ancora in sanità i suoi frutti. Non disuniamoci! La sanità è un problema di tutti e in questo caso mentre le beghe interne tra politici locali si fermano in Campania, una diversa comunità di intenti, sulla salute, cosa che interessa tutti, darebbe molta più forza a chi già ora sta chiedendo a Roma e continuerà a farlo. Stiamo uniti!

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