Parla il 32enne attore e doppiatore che ha conquistato la Paramount ottenendo un ruolo prestigioso, diventando la voce di Jack Houston. Il film nelle sale da ieri

di Gigi Di Mauro

Ha 32 anni e nel cassetto una laurea in Giurisprudenza Raffaele Carpentieri, attore e doppiatore, voce di Jack Houston, il protagonista del remake di Ben Hur che da ieri sera è in tutte le sale cinematografiche italiane.

«Ho cominciato a circa 20 anni – ci dice Raffaele, che ha studiato all’accademia teatrale “Corrado Pani” di Claudio e Pino Insegno – anche se per la verità sin da piccolo, a scuola, recitare mi piaceva tantissimo».
L’attore nocerino, che è figlio di Giuseppe, primo maresciallo luogotenente presso il Battaglione Vulture di Nocera Inferiore e di Antonietta Bisogno, ha fatto tantissimo in teatro, e grazie ad alcuni attori e registi ha avuto le “dritte” per fare sempre meglio. Ha lavorato anche come attore Tv nelle serie “Capri” e “La nuova squadra“, ma il suo curriculum cinematografico è di tutto rispetto: è stata la voce, per citare alcuni personaggi, di Jamie Blackley in “Il quinto potere” (Ziggy); di David Midthunder in “The Last Stand – L’ultima sfida” (Cohan); di Frederik Pleitgen in “Sopravvissuto – The Martian” (Reporter CNN).
«Per il doppiaggio – continua Raffaele – ho avuto la fortuna di lavorare con Renato Cortesi, che è stato il primo a credere in me ed a “insegnarmi il mestiere”. Poi ho potuto assistere a tante sedute di soppiaggio (la gavetta si fa così), avendo incontri positivi che mi hanno permesso di ambientarmi velocemente nel doppiaggio. Non posso non ringraziare Rossella Izzo, una maestra con la M maiuscola in questo mestiere, così come la sorella Giuppy. E poi Sandro Acerbo, attore e doppiatore tra l’altro di Brad Pitt e Will Smith. Da loro ho avuto tante possibilità perché hanno creduto in me. Anzi, Sandro mi ha dato possibilità di doppiare il primo personaggio fisso in una serie. Nel caso Podrik in “Il trono di spade“. Da loro ho imparato che il doppiatore deve essere prima un bravo attore».
Ed ha ragione, ed insieme ricordiamo grandi attori che sono stati anche eccellenti doppiatori. Come Ferruccio Amendola che è stato anche la voce, per esempio, di Tomás Milián, il simpatico “commissario Nico Giraldi”, o Alberto Sordi che fu anche voce di Oliver Hardy.
«Ma voglio citare tra chi mi ha aiutato – aggiunge Raffaele – anche Alessandro Rossi, Chiara Colizzi (voce tra l’altro di Nicole Kidman e Uma Thurman),  Massimiliano Alto, Rodolfo Bianchi».

– Come è arrivato il doppiaggio di Ben Hur?

«In modo bellissimo. Il direttore del doppiaggio di questo film, Carlo Cosolo, mi ha fatto doppiare il trailer mesi fa, ma senza alcuna previsione per il futuro. Poi la mia voce è piaciuta tanto ai dirigenti della Paramount, e così è nato l’incarico di prestare la voce a Jack Houston. Carlo mi ha dato una grandissima possibilità. Gli devo molto».
– Come sei entrato nel personaggio? Ti sei mai sentito in soggezione per la responsabilità?
«Intimidito? Mai! Anzi, per carattere, più la sfida è difficile più mi sento spinto a far meglio. Per entrare nel personaggio ho letto prima il libro e poi visto il film originale, del 1959. Il fatto che Houston reciti bene facilita il lavoro. Ed è stata una bella sfida perché Ben Hur, nella storia, dopo la schiavitù ha una trasformazione anche vocale. La sua voce diventa distrutta dalla sofferenza e dagli anni. Ricercare anche in questo una vocalità vicina all’originale è stato impegnativo ed emozionante».
Il film, per chi l’ha già visto ieri sera, è spettacolare. E la bella voce del protagonista prestata da Raffaele è un motivo in più per non perderlo.

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