È il frutto che segna il passaggio dall’estate all’autunno. Un concentrato di zuccheri naturali e principi attivi preziosi per superare al meglio le pressioni di settembre

di Annamaria Norvetto

L’uva: i suoi acini dolcissimi dal colore bianco, nero o rosato, riuniti in grappoli, solleticano il palato di tutti, anche di chi non consuma con entusiasmo la frutta.

Ricavata dalla vite, è un alleato della salute e della bellezza perché ricca di zuccheri direttamente assimilabili (glucosio, mannosio), sali minerali, tannini, polifenoli. Sono in particolare gli antiossidanti che ne compongono la buccia a renderla il frutto più popolare nella lotta agli inestetismi della pelle e all’invecchiamento cutaneo. Infatti, schiacciando gli acini dell’uva si può creare una maschera viso alternativa e al cento per cento naturale, applicandola su viso e collo con funzione rivitalizzante anti invecchiamento. «L’uva mangiata tutti i giorni – sostiene la nota nutrizionista Samantha Biale – aiuta a depurarsi, ritrovare energia, rafforzare le difese immunitarie, asciugare la silhouette e far risplendere la pelle per merito degli acidi organici. La buccia e i semi danno sprint all’intestino e possiamo dire addio alle tossine». A livello clinico, l’uva trova impiego soprattutto nella cura ai problemi del sistema venoso come la fragilità capillare e l’insufficienza venosa degli arti inferiori. In effetti, gli antocianosidi contenuti nelle foglie di vite diminuiscono la permeabilità dei capillari e ne aumentano la resistenza. La qualità dell’uva si giudica dalla forma del grappolo e dalla buccia che non dovrebbe avere lesioni evidenti. Infatti, la prima cosa da fare quando si acquista questo frutto è quella di eliminare gli acini marci e conservarla in frigo. Se la si sceglie bianca, è bene puntare su una buccia tendente al giallo; dell’uva nera andrebbero preferite le varietà dagli acini più scuri e maggiormente attaccati al grappolo. 

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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