Tutto ha inizio con il ratto di Proserpina, versione romana della dea Persefone o Kore. Essa era una divinità agreste, figlia della dea Cerere protettrice del grano siciliano

di Maria Barbagallo

Il mito narra che il dio Plutone, re dell’Ade, lasciò gli inferi per dare un’occhiata sulla terra. Si trovò nei pressi del lago di Pergusa, vicino Enna e rimase incantato dalla bellezza di quei luoghi. Ad un tratto udì delle voci di fanciulle che raccoglievano fiori lì vicino. Venne attratto dalla bellezza e dalla grazia di una di esse: Proserpina. 

GRANO, AVENA,
MAIS E MITOLOGIA

(M. B.) La parola cereali deriva dal latino «Ceres», «Cerere» in italiano. Il nome ha radice indoeuropea «ker» che significa «colei che ha in sé il principio della crescita».
Per gli antichi Romani la dea Cerere era la protettrice dei loro raccolti più importanti e cioè di quelli che permettevano la sopravvivenza e quindi di tutti quei prodotti che proprio dalla dea hanno preso il nome di «cereali». In seguito venne identificata con la dea greca Demetra.
Veniva rappresentata come una matrona bella e maestosa con una corona di spighe in capo, una fiaccola in una mano e nell’altra un cesto di grano e di frutta.
In suo onore si celebravano le «Cerialia» durante le quali venivano offerti frutta e miele e si sacrificavano buoi e maiali. Venivano fatti anche sacrifici per purificare le case dopo un lutto.
Il culto di Demetra e Kore è legato ad Enna e a tutta la sua provincia. Nell’area archeologica di Morgantina è stato rinvenuto un santuario dedicato alle due divinità protettrici della città e ad Enna si può ammirare la «rocca di Cerere».

Plutone si innamorò subito di lei e cercò di avvicinarla. Ma le fanciulle alla vista di Plutone rimasero atterrite. Il dio aveva infatti un aspetto orribile: occhi di fuoco, artigli al posto delle unghie ed una voce roca. Le giovinette scapparono ma Plutone afferrò Proserpina e la portò via. La sua amica Ciane provò a liberarla, ma il dio la trasformò in fonte.
Proserpina divenne così sposa di Plutone e regina degli inferi. Quando la dea Cerere, madre di Proserpina, venne a conoscenza dell’accaduto minacciò di far morire di fame tutti gli uomini impedendo la crescita delle messi se non avesse ritrovato la figlia. A questo punto intervenne Giove, padre degli dei e fratello di Plutone, ordinando al dio degli inferi di lasciare andare Proserpina. Questi dovette ubbidire ma prima che ella salisse sul cocchio di fuoco per fare ritorno sulla terra, le fece mangiare sei semi di melograno, considerato il frutto della fedeltà coniugale.
Quando Cerere scoprì l’inganno si infuriò moltissimo ma alla fine fu costretta a raggiungere un accordo: Proserpina sarebbe rimasta nell’oltretomba insieme al marito per sei mesi, periodo equivalente al numero dei semi di melograno che lei aveva mangiato ed i rimanenti sei mesi li avrebbe trascorsi con la madre.
Da quel momento secondo il mito, Cerere in segno di dolore faceva calare il freddo ed il gelo durante i mesi in cui la figlia ritornava nell’Ade per poi risvegliare la natura nei mesi in cui Proserpina faceva ritorno sulla terra.
Da noi, dunque, la leggenda è questa. Ed in Campania ne avete una? Me la raccontate voi?

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