«Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola». La frase, di Paolo Borsellino, è uno dei messaggi di legalità intorno al quale è stata costruito il ciclo di conferenze della scuola nocerina
“Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”. Queste le parole pronunciate, durante il discorso alle Nazioni Unite, da Malala, la ragazza pakistana che ha subito violenza dai terroristi. E, proprio, con le sue dichiarazioni, con la sua richiesta di affermare il diritto all’educazione di ogni bambino, sabato 18, nella Scuola secondaria di I grado “Solimena – De Lorenzo” di Nocera Inferiore ha preso il via il primo incontro relativo al progetto “Cultura vs Mafia”, promosso dall’Associazione ANDE Nocera in collaborazione con le Forze dell’Ordine. Presenti: il presidente dell’ANDE Nocera, Gigliola Famiglietti; il maggiore, Matteo Gabelloni, comandante del Gruppo territoriale dei Carabinieri di Nocera Inferiore; Achille Benigno, nipote di Andrea Mansi, il marinaio ravellese trucidato a Napoli dalla furia nazista il 12 settembre del 1943; Eduardo Scotti, giornalista del quotidiano “la Repubblica”; Salvatore Campitiello, presidente dell’assostampa “Valle del Sarno” e consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti e Gigi Di Mauro, direttore del quotidiano online “il Nuovo Risorgimento Nocerino”. Il dirigente della scuola “Solimena – De Lorenzo”, Giuseppe Pannullo, dopo aver salutato gli alunni partecipanti e gli ospiti, ha sottolineato come il rapporto “Scuola e Società”, “Scuola e Territorio” sia fondamentale. Favorire momenti di incontro, di studio, di confronto e di approfondimento aiuta gli allievi a conoscere la realtà che li circonda. La parola è poi passata alla professoressa Gigliola Famiglietti che ha mostrato momenti del filmato riguardante il discorso di Malala. “La penna è più forte della spada”: dunque, la cultura può combattere la mafia. E il maggiore, Matteo Gabelloni, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza del rispetto delle regole e delle norme per il vivere comune. Le norme importanti sono tutelate da una normativa forte e colui che vìola queste norme fondamentali incorre nelle sanzioni. Crescere nella legalità, crescere rispettando le regole, ma soprattutto crescere e studiare, perché la cultura combatte l’illegalità. Ed è la cultura, ormai, al centro della vita del mafioso di oggi. Eduardo Scotti, che in passato ha lavorato in prima linea per informare l’opinione pubblica sui fatti legati alla mafia e alla camorra ha spiegato come la mafia di oggi si è trasformata, così come si è trasformata anche sul territorio dell’agro-nocerino-sarnese. «Prima c’era molto sangue, si contavano i morti, c’erano gli agguati, gli attentati, gli atti di violenza – ha detto Eduardo Scotti – oggi la camorra, la mafia, per prime, hanno capito che l’esercizio della cultura e l’acquisizione dei saperi è fondamentale per fare quattrini in un mondo così sviluppato e tecnologicamente avanzato. Per cui, oggi non si spara più o si spara poco, ma i figli dei mafiosi vengono mandati a studiare nelle principali università d’Europa e del mondo. La mafia e la camorra hanno capito, molto prima degli amministratori pubblici italiani, che investire sui saperi, investire sulla cultura è fondamentale e per battere la violenza bisogna essere primi. Bisogna riacquistare il primato di cultura e conoscenze e impedire la fuga di cervelli all’estero».
Proprio sul concetto di investire sui saperi e sulla cultura che la scuola “Solimena – De Lorenzo”, il dirigente e i docenti fondano la loro mission ed organizzano momenti di incontri-confronti con esponenti delle Forze dell’Ordine, del mondo del giornalismo e delle associazioni presenti sul territorio.