Le persone sono sempre più preparate sui rischi dell’abbronzatura che sugli enormi benefici da essa apportati. Scopriamo perché i raggi solari sono nostri alleati

di Annamaria Norvetto 

Se torniamo indietro nel tempo ci rendiamo conto di quanto lo stile di vita della popolazione media sia cambiato. Pensiamo ai bambini di trent’anni fa che, finiti i compiti, andavano a giocare all’aria aperta, o ai vecchietti abituati a non abbandonare mai il proprio pezzo di terra.

Mentre qualche anno fa il sole era parte integrante della vita mediterranea, ad oggi fenomeni come l’effetto serra ci hanno reso sempre più impauriti di fronte ai danni causati alla pelle dai raggi ultravioletti.
Tuttavia, il sole è un alleato importantissimo per la nostra salute: l’esposizione solare permette al nostro corpo di produrre la vitamina D, una sostanza essenziale per fissare il calcio nelle ossa e regolare nella sua forma attiva diverse funzioni del nostro organismo. Una serie di indagini condotte su un campione di intervistati rivela la scarsa informazione degli italiani sui benefici solari, nonché sui diversi fototipi di pelle e i relativi bisogni. «Gli italiani, in particolare i genitori, sono molto informati sulle conseguenze negative (sia a breve che a lungo termine) dell’esposizione solare – spiega Simone Andrea Telloni, responsabile del centro di ricerca per la salute Ipsos Healthcare – ma sono poco conosciuti gli effetti positivi derivanti da una corretta esposizione ai raggi solari, nonché la definizione del proprio fototipo e la differenza tra filtri chimici e schermi fisici».
L’esposizione solare necessaria per garantire livelli adeguati di vitamina D varia a seconda della latitudine, della stagione e dell’ora in cui ci si espone. Per una corretta produzione di vitamina D, basta esporsi per un tempo che varia dai 15 ai 20 minuti più volte alla settimana, lasciando scoperte alcune parti del corpo come braccia, viso e gambe.
Gli effetti della vitamina D sulla fissazione del calcio nelle ossa sono note da tempo; più recenti sono le scoperte relative al legame tra questa sostanza portentosa e l’apparato cardiaco, il sistema respiratorio, e il sistema immunitario. Secondo una ricerca realizzata dall’Harvard Medical School di Boston su un gruppo di 616 bambini della Costa Rica, la vitamina D ridurrebbe la frequenza e la gravità dei sintomi dell’asma e la probabilità dei ricoveri per questa patologia respiratoria. «Il ruolo della vitamina D sul sistema immunitario – spiega la professoressa Cristiana Stellato, associato di medicina interna all’Università di Salerno – è molto articolato: ha un effetto potenziante sull’immunità innata, molto importante sul fronte della protezione batterica. Inoltre, la vitamina D favorisce maggiore tollerogenicità del sistema immunitario potenziando la configurazione genica delle cellule». 

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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