«Cinque ciottoli nella bisaccia: dalla solitarietà alla solidarietà»: questo il tema scelto dal vescovo per l’intervento di quest’anno. Celebrato anche il Giubileo degli amministratori e delle forze dell’ordine

di Virginia Vicidomini

«Siamo abitati da una solitudine esistenziale, antropologica, che diventa assenza di senso e l’uomo, sempre più liquido e inconsistente, si sente come gettato nel vuoto, solo». È con queste parole che monsignor Giuseppe Giudice, vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, si è rivolto ai fedeli, alle forze dell’ordine e agli amministratori riuniti stamattina alla cattedrale di san Prisco di Nocera Inferiore in occasione del discorso alla Città dell’Agro.

«Cinque ciottoli nella bisaccia: dalla solitarietà alla solidarietà» è stato il tema scelto quest’anno. Un discorso composto da tre parti, intervallato da un’esecuzione musicale degli studenti del liceo Alberto Galizia.
Partendo dalla storia biblica di Davide e Golia, una riflessione sulla solitudine, «malattia che sta bloccando i nostri rapporti» per toccare le problematiche relative al fumo, al gioco d’azzardo, all’avvelenamento dell’ambiente, ai tumori, alla crescita dei centri commerciali a scapito dei piccoli artigiani.
«Educare vuol dire anche ex ducere, condurre fuori la gente da situazioni di stallo e di patologie, prima che la porta venga chiusa», ha dichiarato il presule. Perché la cultura attuale ci spinge ad abitare gli «spazi della chiusura», opprimendoci e rendendoci sempre più soli, diffidenti, sospettosi. Davide contro Golia, la forza d’animo e il coraggio, contro la forza.
«Occorre ripartire da una corretta concezione dell’uomo: non come individuo, isola incomunicabile in un arcipelago di isole non comunicabili tra di loro; ma come persona che, fatta ad immagine del Dio trinitario, vive in una fitta trama di relazioni nelle quali le sue potenzialità si possono esplicitare. L’educazione è relazione costruttiva tra persone, non tra cose, che reciprocamente si accettano anche nel limite e solo così si donano», ha affermato il pastore della diocesi nocerina, che ha concluso il suo intervento con la lirica di Carlo Betocchi “La Pasqua dei poveri”.
Inserito nell’Anno della Misericordia, il discorso alla Città, che ha aperto il novenario in onore di san Prisco, patrono della diocesi e della città, è stato anche l’occasione per celebrare il Giubileo degli amministratori e delle forze dell’ordine. «Il rapporto con i collaboratori, la comunità, non è importante ma indispensabile, in territori piccoli come questo», ha infatti dichiarato il primo cittadino di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, che ha dimostrato di apprezzare l’attenzione del vescovo verso le comunità dell’Agro.
«Vorrei che questo momento venisse approfondito nelle nostre realtà, dobbiamo riprendere il tema dell’educazione – ha affermato monsignor Giudice con i giornalisti – Se vogliamo colpevolizzare solo gli amministratori, o chi ha un ruolo, è molto semplice, ed è uno sport che facciamo ogni giorno; però dobbiamo cominciare da ognuno di noi. Non tutti credono in questa terra dell’Agro. Come vescovo vorrei regalare a tutti pastelli colorati per non scrivere solo cronache nere, che pure ci sono, ma vedere il bello; vorrei dire all’Agro di credere in più in se stesso».
Più impegno, quindi, nei confronti delle nostre realtà da parte degli amministratori, delle forze dell’ordine, della stampa, più impegno da parte di tutti.

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