Chi subisce un furto d’identità sul social network ha diritto ad acquisire tutte le informazioni relative al finto account e ad ottenere la sua immediata cancellazione
di Danila Sarno
Con l’avvento delle piattaforme digitali oggi tutti “condividono” la propria vita,rendendo pubblici molti aspetti della sfera esistenziale privata che sarebbe meglio restassero riservati. Ne è consapevole l’Autorità Garante della privacy che, con provvedimento numero 56 del febbraio 2016, ha ordinato a Facebook di bloccare i profili fasulli e di concedere alle vittime di furto d’identità l’accesso alle foto e agli altri elementi fatti circolare da tali account.
L’opportunità per questa decisione è stata fornita dal ricorso proposto contro il famoso social network da un professionista italiano, che affermava di essere stato vittima di tentativo di estorsione e sostituzione di persona a causa della creazione di un falso profilo, contenente sue fotografie ed informazioni personali. Più nello specifico, l’impostore aveva cercato di spingere il malcapitato a cedere ad un ricatto inviando a terzi fotomontaggi e video manipolati che lo ritraevano”intento in attività sessuali anche con minori”. A causa della grave lesione del decoro e dell’immagine che ne era scaturita, l’uomo aveva subito richiesto a Facebook Ireland Ltd di conoscere l’identità del responsabile e le modalità di trattamento dei dati, di accedere a tutti gli elementi relativi ai profili aperti a proprio nome e soprattutto di cancellare gli stessi. Nonostante l’urgenza della situazione, la società irlandese si era limitata a fornire al ricorrente le istruzioni per ottenere, tramite servizio “download tool”, i soli dati relativi al profilo valido e non anche quelli riguardanti il falso. A peggiorare la situazione il fatto che le informazioni fossero state fornite in maniera poco chiara, sottoforma di codici, numeri e sigle.
Il Garante per la protezione dei dati personali, una volta interpellato, ha ritenuto applicabile il diritto italiano poiché sul territorio nazionale opera la società Facebook Italy s.r.l che, pur non essendo in concreto coinvolta nella questione, è in ogni caso un’organizzazione che svolge un’attività connessa sotto il profilo economico a quella di Facebook Ireland Ltd. La nostra legge legittima ogni persona ad avere disponibilità di tutti i dati chela riguardano, anche se messi in circolazione in modo artefatto e tramite social network. Dunque la società di Facebook è stata costretta a dare riscontro a tutte le pretese del ricorrente e non potrà effettuare ulteriore trattamento dei dati inseriti dal falso account, salvo conservare quelli finora trattati per un’eventuale acquisizione probatoria. Una presa di posizione molto rigorosa che si spera possa evitare il ripetersi di spiacevoli situazioni. Ad ogni modo si sa che “prevenire è meglio che curare” e sarebbe opportuno per tutti rivedere la propria politica di condivisione online.