Con il quantitative easing, o allentamento quantitativo, l’Istituto di Francoforte presieduto da Mario Draghi rischia di far fuggire i risparmiatori dai BTP

Venerdì mattina a Nocera Inferiore, all’ora di pranzo, la Coca-Cola ha “sguinzagliato” una quindicina di ragazze e ragazzi che, con il sorriso sulle labbra e l’auspicio di buon pranzo, hanno regalato una bottiglia della gradevole bevanda ai cittadini di passaggio.
Ho associato mentalmente questa operazione di “marketing” al congegno finanziario di allentamento quantitativo (quantitative esasing) della Banca Centrale Europea (BCE).

La BCE stampa 60 miliardi di euro ogni mese e, rastrellando titoli di Stato, riempie di liquidità le banche europee. Esse dovrebbero girare le risorse così ottenute al mondo produttivo e, per quella strada, sviluppare occupazione e PIL. E’ questo il “quantitative easing” o allentamento quantitativo.
L’accostamento BCE/Coca-Cola è sicuramente eccessivo. L’esito insoddisfacente dell’operazione di marketing dell’azienda americana procurerebbe qualche difficoltà ad un numero di lavoratori, ma non avrebbe conseguenze sistemiche.
Il fallimento dell’azione BCE procurerebbe conseguenze sistemiche, inglobando nella disfatta: banche, società produttrici, moltissimi lavoratori e, in definitiva, l’”azienda Stato” con la negatività e pervasività dei suoi conti pubblici.
Una cosa è certa: la bevanda sopra indicata arriva di sicuro sulle tavole dei nocerini omaggiati. Le risorse trasferite in gran copia dalla BCE alle banche europee non arrivano sulle tavole, o meglio nei portafogli, dei consumatori.
In definitiva: i consumi in Italia (e non solo) diminuiscono e tutto briga per spaventare anche i risparmiatori che rappresentano la folta famiglia di consumatori.
Richiamo qui la brutta esperienza dei risparmiatori (molti gli italiani) che possedevano titoli di Stato della Grecia e che, nonostante le rassicurazioni di esponenti di spicco (tra questi Tommaso Padoa Schioppa) hanno visto quasi azzerato il loro investimento.
L’allentamento quantitativo (quantitative easing) della BCE ha provocato o peggiorato i rendimenti dei buoni del tesoro poliennali (BTP), da sempre riserva privilegiata dei risparmiatori, al punto da disincentivarne la sottoscrizione, con preferenza per la liquidità (mattonella). Liquidità che non produce reddito e blocca consumi ed investimenti in beni durevoli.
Un accenno fugace va al pericolo di liquidazione delle banche con parametri “non rispondenti” (cosiddetto bail-in). Da qui altro momento per la messa in agitazione di azionisti, obbligazionisti e comuni depositanti delle banche interessate.
Da ultimo si segnala la minaccia per i malcapitati mutuatari che, impossibilitati a versare sette rate (forse 18) del mutuo fondiario, perderanno in automatico la proprietà della loro abitazione.
A questi mutuatari, impossibilitati per forza maggiore a far fronte all’impegno bancario, non basteranno fiumi di Coca-Cola.

Sàntolo Cannavale
www.santolocannavale.it

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