Tra i tanti problemi che caratterizzano la vita dei 18 Paesi aderenti al patto dell’Euro quello del loro “debito pubblico”: sono mille milardi di troppo per l’Italia

Il referendum del 23 giugno 2016 improvvidamente propugnato dal britannico David Cameron potrebbe rappresentare lo “shock termico” che giunge al momento opportuno per la “risistemazione” della incompleta costruzione europea.
Il tentativo in corso di affratellare la Borsa valori di Londra con quella di Francoforte è un segnale illuminante lanciato dagli uomini dell’industria e della finanza delle due parti in gioco (tre parti includendo la borsa italiana incorporata in quella londinese) che, con la mente ed il portafoglio viaggiano veloci e concludenti sugli scenari economici prospettici, a differenza della classe politica.

Tra i tanti problemi che caratterizzano la vita dei 18 Paesi aderenti al patto dell’Euro quello relativo al peso del loro “debito pubblico” appare condizionante e portatore di diffidenza non celata tra la Germania (in particolare) ed altri componenti interessati al problema (Italia in primis).
Era stato deciso in sede europea che i singoli Stati dovessero avere un debito pubblico pari al 60% del PIL nazionale o avvicinarsi ad esso. E’ inutile insistere: gli Stati direttamente interessati (Italia in testa in uno alla Grecia) non riescono a perseguire l’allettante obiettivo, nonostante i tentativi continuativamente posti in essere.
Il nostro Paese registra un rapporto tra debito pubblico (2.190 miliardi di euro) e PIL nazionale pari al 132,5%. Per ridurre detto rapporto a quello immaginato e programmato del 60%, il Governo italiano dovrebbe “rimborsare circa mille miliardi di euro di buoni del tesoro emessi a più riprese per rifinanziarsi.
A questa operazione straordinaria potrebbe provvedere la BCE, assumendo su di sè i mille miliardi in questione, riportando la situazione finanziaria italiana ad un punto di partenza tale da renderla allineata e competitiva rispetto agli altri 17 partecipanti al “gioco” della moneta unica.
Qualcuno potrebbe osservare che i mille miliardi di euro ”abbuonati” all’Italia sono un favore eccessivo. A questa osservazione, di per se legittima, si può argomentare che i mille miliardi caricati a debito pubblico italiano sono stati comunque spesi, in massima parte, nella Comunità europea ed a beneficio di aziende ed istituzioni comunitarie ed hanno, in tal modo, apportato direttamente e indirettamente giro d’affari e reddito ai molteplici destinatari.
L’Unione europea dovrebbe nominare un Ministro del Tesoro europeo con legittimità di intervento e direzione della politica economica e finanziaria dei singoli Stati.
I Governi nazionali  dovrebbero lavorare sul campo e guadagnarsi il grado di affidabilità nei riguardi del costituendo Ministero del Tesoro europeo.
Con gli “Stati Uniti d’Europa” e con la nuova figura di Ministro del Tesoro europeo il “disallineamento economico” del Mezzogiorno d’Italia, le riforme strutturali a livello nazionale, la protezione del risparmio europeo oggi bistrattato, sarebbero temi e problemi più facilmente supportabili e risolvibili.

Sàntolo Cannavale
www.santolocannavale.it

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