Nel giorno di martedì grasso grandi e piccini si divertono ad architettare gli scherzi più disparati all’insegna del motto “tutto è concesso”. Ma attenzione, il codice penale non fa sconti!

di Rosa Soldani

Semel in anno licet insanire”, ossia “una volta all’anno è lecito impazzire”, diceva Seneca. Chi decidesse di mettere in pratica la massima dello scrittore latino nel giorno di Carnevale, però, deve sapere che il diritto non va mai in vacanza e che, dunque, eccedere con gli scherzi nel giorno di Carnevale per puro spirito goliardico può diventare un problema piuttosto serio.

Non a pochi burloni, infatti, è capitato di ritrovarsi imputati in processi per reati penali o, comunque, citati in giudizio per responsabilità civile dopo aver realizzato uno scherzo giudicato poco divertente. E’ bene, dunque, ricordare cosa evitare per non incorrere in guai giudiziari.
Prima di tutto sono banditi gli scherzi telefonici, soprattutto in orari notturni, fatto che dal punto di vista penale rappresenta un’aggravante. Ne è a conoscenza un ragazzo siciliano che, riproponendo in chiave farsesca ad un malcapitato interlocutore la frase di un famoso film horror, “Tra sette giorni morirai”, avrà sicuramente avuto poco da ridere nel vedersi imputato e condannato per reato di minacce. La Corte di Cassazione, infatti, ha stabilito che tale reato non richiede l’intimidazione effettiva della persona offesa, ma soltanto che «il male minacciato sia tale da incidere potenzialmente nella sfera della libertà psichica della vittima» (sentenza Cassazione numero 47739 del 2008). Lo stesso dicasi, chiaramente, se lo scherzo viene confezionato via sms ( sentenza Cassazione numero 45560 del 2012).
Vietati sono, poi, i gavettoni, forse più ferragostani che carnascialeschi, ma che possono essere pur sempre pericolosi, come quando – è il caso di alcuni ragazzi per la cui vicenda la Suprema Corte si è espressa con sentenza 46992 del 2015 – questi arrechino lesioni gravi ad una persona, nell’esempio specifico un passante colpito ad un occhio.
Anche i palpeggiamenti rientrano nel novero degli atti da non compiere a carnevale, poiché configurano reato di molestia e a nulla servirebbe al buontempone di turno spiegare di aver proposto la cosiddetta “mano morta” così, tanto per ridere un po’.
Solo per gestacci e linguacce il codice lascia tirare un sospiro di sollievo in seguito alla recente depenalizzazione del reato di ingiuria, ma rimane l’aspetto della responsabilità civile e comunque, in nome di un mai troppo vetusto buon senso, sempre meglio evitare. Insomma, ridere e scherzare a Carnevale è bello e fa bene, sia per i bambini che per gli adulti, ma meglio farlo solo con coriandoli e stelle filanti, perché ciò che non è bene fare tutti i giorni non si può fare, neanche a dirlo, neppure il martedì più frizzante dell’anno. La trasgressione più consigliata – prendete nota- rimane quella di polpette e lasagna a volontà!

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