Adesso, quando impugno la penna, che è solo un modo di dire, cioè quando accendo il computer perché mi è venuta un’idea che desidero esternare,

comunicare affinché altri ci riflettano e poi dicano “mi piace, condivido o fa schifo” mi viene il triemolo, ho paura, come se fossi ai tempi della Controriforma o del Maccartismo o delle Purghe staliniane o della Gestapo etcetera, indove si rischiava la vita a pensare troppo e parlare troppo.
Eppure tanto si ciancia di libertà di manifestazione del pensiero e di democrazia. Ma che volete, forse è un problema mio, però mi sento penzolare da qualche parte la spada di Damocle dell’eresia, al rogo al rogo, che forse non sarà un rogo di fiamme e fuoco ma un rogo morale, una gogna, un ostracismo.
Eppure tempo fa non ce li avevo questi complessi, come ai tempi di Mondogatto o anche più di recente, quando pronunciai quello storico vaffanculo televisivo elettorale che ancora molti se lo ricordano e sta pure su youtube, e ci ridono senza pruderie e ci abbiamo riso anche con il mio interlocutore che era un mio amico e che capì il senso allegorico e goliardico di quella boutade.
Invece mò vedete che cagnara per la storia dei due allenatori. Quello gli ha detto frocio e dunque è omofobo. E se gli avesse detto cornuto sarebbe stato maschilista in quanto disprezzava la moglie o la compagna o il compagno negandogli il diritto all’autodeterminazione sessuale e alla libertà di mettergli le corna e se lo avesse chiamato cretino sarebbe stato colpevole di offendere tutti gli intellettualmente meno dotati e se lo avesse chiamato asino si sarebbero ribellati gli animalisti.
Guai a parlar male dei mussulmani, rischi un attentato. Non ne parliamo degli immigrati, sei razzista e fascista, attento alle donne, sei uno stolker e apologista del femminicidio, gli strisciatori del cartellino, povera gente che va a fare la spesa e la palestra e quel truce Renzi li vuol far licenziare, tutto bene se chiami qualcuno fascista o democristiano di merda ma guai se lo chiami comunista. C’è licenza indiscussa di parlar male dei politici, tutti fisiologicamente corrotti o stupidi e dei preti e poi depenalizzano l’ingiuria che era norma civilissima a presidio dell’onore, valore intimo individuale e personalissimo del sentimento di sé.
E prendete quest’altra storia infinita delle unioni civili. Ma chi se ne frega! Fategli fare quello che vogliono agli omosessuali, dategli tutti i diritti possibili, basta che non rompono le scatole, fategli adottare i bambini, tanto cchiù nera d’a’ mezanotte nun po’ venì per l’avvenire di queste povere creature che nascono oggi, figuratevi che problema se hanno per genitori un uomo e una donna o no, è già tanto se mangiano.
Il fatto è che per gli italiani è assolutamente impossibile fare gli italiani, se no tutto il popolo sarebbe insorto quando quel mezzo rimbambito di Junker ha attaccato il nostro premier, per fargli capire che non stava parlando contro Renzi ma contro l’Italia. Ma la banda bassotti di Gruber Scanzi Damilano Santoro Annunziata Scalfari Travaglio etcetera, che pisciano acqua santa dall’ombellicolo, pensano che una cosa è vera e giusta soltanto se è di sinistra, anzi oggi come oggi, il metro più specifico è se è pro o contro Renzi, perché noi siamo sempre gli eredi dei ghibellini che chiamavano l’imperatore tedesco per prevalere sui guelfi e dei guelfi che chiamavano i francesi per sconfiggere i ghibellini.
O forse il problema è ancora più profondo.
Ed è che stiamo vivendo il tramonto della razionalità, quella cosa che dominò il pensiero europeo a partire dal ‘700, trasformando la mens theologica in mens scientifica, producendo la modernità, l’Illuminismo e il capitalismo avanzato. Viviamo nel postmoderno, che non significa qualcosa di più e di meglio del moderno ma il regresso nell’irrazionale, come dimostrano l’assurda idea che il destino dei popoli debba essere gestito dai popoli stessi e il riemergere delle religioni come fattore portante della storia.

Aldo Di Vito
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Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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