Nella sala consiliare del Comune di Nocera Inferiore lo scrittore di Pagani ha presentato il suo libro sulla criminalità organizzata. Presenti Pino Aprile e Sandro Ruotolo
di Marco Stile
Ieri sera, davanti ad una nutrita platea, si è tenuta nella sala consiliare del Comune di Nocera Inferiore la presentazione del libro “Storia dell’Italia mafiosa”. E’ l’ultima fatica editoriale di Isaia Sales, ed parlamentare e consigliere regionale, che spiega come si sono sviluppate e dove hanno trovato terreno fertile le mafie di tutta Italia.
Il libro non è la consueta trattazione del sempre scottante ed attuale tema della criminalità organizzata: l’opera di Sales tratta tutte le varie tipologie di mafia e, pertanto, costituisce un unicum nel panorama letterario sull’argomento. Il sindaco di Nocera Inferiore Manlio Torquato ha presentato i contenuti del saggio: «Ho il piacere di tenere qui un incontro di assoluta rilevanza. Il compito delle amministrazioni, oggi come prima, è difficile proprio perché le infiltrazioni mafiose, ad ogni livello, sono sempre presenti».
Nell’incontro è intervenuto Sandro Ruotolo, giornalista che ha sempre avuto un occhio di riguardo per il tema: «Il libro è straordinario e dà un contributo prezioso alla materia di cui stiamo parlando: mancava una lettura unitaria dei fenomeni mafiosi. Una cosa che mi colpisce è che sfida i luoghi comuni. Il libro di Sales – prosegue Ruotolo – ci racconta l’associazione mafiosa del nostro Paese, un potere che non è contro quello costituito dello Stato, ma viaggia a braccetto con esso. Si dice, erroneamente, che la mafia vinca dove c’è l’omertà; ciò non è vero perché il popolo è omertoso quando le istituzioni non sono schierati dalla parte della legalità».
Anche Pino Aprile, l’autore di “Terroni”, ha preso la parola, commentando così: «Questo libro è una mattonata in fronte e lo Stato non può far finta di niente. È una bomba: sono tutti sul banco degli imputati. Non è vero che il Sud non ha capitale sociale: basti pensare che a Taranto 24 associazioni di cittadini hanno sconfitto l’Ilva. Se mettiamo tutti i morti dell’antimafia in fila – prosegue ancora Aprile – vediamo che sono quasi tutti meridionali. La mafia ha paura della luce, e questi libri buttano la luce dove conviene che ci sia l’ombra».
Dulcis in fundo, l’autore dell’opera ha tracciato il suo quadro della situazione: «Io neoborbonico? Semplicemente devo constatare che le classi dirigenti che non volevano i Borboni si appoggiavano alla mafia ed erano appoggiate da essa, e così riuscirono ad avere la meglio, tramite Garibaldi, sui borbonici. Tutti i capi camorra divennero ufficiali civili e lo accompagnarono nella lotta ai meridionali. Se Napoli avesse avuto quello che gli spettava non avrebbe avuto la camorra. Se non ti occupi di mafia – prosegue l’autore – in questi territori, sei semplicemente un omertoso e fai finta di non vedere. Come si fa a negare che le mafie siano arretratezza? Al massimo sono arretratezza culturale più che arretratezza economica. Spesso sui fatti storici viene gettato un velo che se non rimosso rende la storia incomprensibile».