Migliaia di persone che scappano da guerre, massacri e povertà. Per tanti, il viaggio verso un la pace si trasforma in un incubo di morte. Cosa tocca a chi sopravvive? Spesso solo razzismo e indifferenza
di Annamaria Norvetto
«Nella nostra epoca, i flussi migratori sono in continuo aumento in ogni area del pianeta: profughi e persone in fuga dalle loro patrie interpellano i singoli e le collettività, sfidando il tradizionale modo di vivere e, talvolta, sconvolgendo l’orizzonte culturale e sociale con cui vengono a confronto.
Sempre più spesso le vittime della violenza e della povertà, abbandonando le loro terre d’origine, subiscono l’oltraggio dei trafficanti di persone umane nel viaggio verso il sogno di un futuro migliore». È cìò che si legge, nel messaggio del Santo Padre Francesco, per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Nel 1997 numerose organizzazioni per i migranti di alcune regioni dell’Asia iniziarono a celebrare la data del 18 dicembre come Giornata internazionale di solidarietà con i migranti, scegliendo la data in cui, nel 1990, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva adottato la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. La campagna ha portato l’Onu a proclamare ufficialmente nel 2000 la giornata internazionale dedicata ai migranti.
L’Unchr (la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi), fornisce dati relativi alle migrazioni in Europa dello scorso anno: duecento venti mila richiedenti asilo sono arrivati in Europa via mare. Nel 2015, più di novecento mila persone sono arrivate sulle spiagge greche e, in misura minore, su quelle italiane. Perché? La gran parte dei migranti proviene dalla Siria, dove si sta consumando una terribile guerra civile e non ha nessuna speranza di essere accolta dai paesi del Medio Oriente. Ai richiedenti asilo, si aggiungono i cosiddetti migranti economici, che scappano dalle povertà, come riportato da Fortress Europe. «I flussi migratori – spiega Papa Francesco – sono ormai una realtà strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono volti nuovi alle società e ai popoli. Ogni giorno, però, le storie drammatiche di milioni di uomini e donne interpellano la Comunità internazionale, di fronte all’insorgere di inaccettabili crisi umanitarie in molte zone del mondo. L’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni, sono sempre tragedie quando si perde anche una sola vita umana».
La situazione dei migranti, non può più essere considerata un’emergenza, in quanto i dati e le statistiche ci fanno largamente prevedere in anticipo la portata degli arrivi futuri. La tragedia sarebbe perseguire nel razzismo istituzionale e assistere con indifferenza al fenomeno delle migrazioni senza intervenire proteggendo i diritti umani. L’Unchr ritiene che un ruolo fondamentale nell’alimentare un clima di intolleranza sia stato svolto dai mezzi di informazione, “la cui ricerca del sensazionalismo, coniugata all’uso di un linguaggio improprio e bellicistico, ha alimentato e sostenuto le ansie dell’opinione pubblica, oscurando gli aspetti positivi dell’immigrazione”.