Il presule ha scritto un pensiero ai cari estinti in occasione della giornata ad essi dedicata. Domani presiederà due funzioni eucaristiche: alle 11 a Sarno e alle 16 a Nocera Inferiore

Una lettera ai fedeli in occasione della ricorrenza dei defunti. La scrive il vescovo della diocesi di Nocera Inferiore e Sarno, monsignor Giuseppe  Giudice, rendendola nota sia attraverso la rivista edita dalla curia che con un comunicato alla stampa. Il presule, tra l’altro, nel giorno della commemorazione dei defunti presiederà due celebrazioni eucaristiche: alle 11 quella nel cimitero di Sarno e alle 16 in quello di Nocera Inferiore.

«Carissimi – scrive Giudice rivolgendosi idealmente ai defunti – dialogare con voi in questo mese di novembre, stagione fredda dei morti, non è facile, ma può essere salutare per ciascuno di noi: ci ricorda che il colloquio continua. Dobbiamo ammettere che da quando ve ne siete andati, lasciandoci soli e smarriti sullo stretto marciapiede della terra, il dialogo in forme diverse, non si è mai interrotto. Dove siete? Nella terra, nel nostro cuore, o in Cielo? Siete, innanzitutto, nelle nostre case, dove tutto parla ancora di voi e dalle quali, nonostante la morte, non siete mai usciti definitivamente. (…) Com’è bello il dialogo con voi, corrispondenza di amorosi sensi! Dialogo da intessere per rielaborare la vita e, nella vita, il lutto affinché non esploda in sfilacciature esistenziali. Senza paura, senza fretta, senza reticenze, ma con diponibilità e affetto, noi morituri continuiamo a parlare con voi, ora viventi in Lui. (…) Siete con noi sempre, senza più la paura di perdervi e la vostra presenza, colta solo dagli occhi dell’amore, è garanzia di sostegno, comunione, continuità oltre il tempo e le cose. Dialogo delle lacrime, dei perché, del come, del se e del ma e poi, nella luce della fede, il dialogo si fa silenzio e compagnia. E ci accorgiamo che quella volta che abbiamo segnato sul calendario del cuore, non ve ne siete andati, ma avete camminato solo un po’ più avanti, siete nell’altra stanza, mentre di qua attendiamo l’incontro finale, oltrepassando la porta. Com’è bella l’immagine raccontata dai nostri emigranti della nave che salpa lasciando tutti con i fazzoletti in mano a piangere, mentre quando la nave arriva dall’altra parte, c’è ancora sventolio di fazzoletti, ma ora intrisi di lacrime di gioia».

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