Rubo – spero mi perdoni – dalla sua bacheca facebook la riflessione di Donato Fioretti sul nascente Puc della città di Nocera Inferiore.«Il PUC della nostra città – leggo – si avvia verso la fase finale; al di là della posizione di ognuno, cogliamo questa occasione per “dotare la nostra città di un’anima”».
Sono le parole che maggiormente mi hanno colpito: un’anima per Nocera. Mi piace! La faccio mia!
«L’anima di una città – scrive ancora Donato Fioretti – è la sommatoria delle anime dei suoi abitanti e quindi ogni cittadino deve avere la consapevolezza di essere un tutt’uno con gli altri; consapevolezza che va dimostrata attivandosi nel perseguire il fine di rendere la città migliore facendo ognuno la propria parte: all’amministrazione il compito di realizzare una città nella quale i cittadini si riconoscano e della quale siano fieri; ai cittadini spetta il compito di esprimere un forte senso civico capace di realizzare una città frutto di una nuova cultura comune che potrà condurre ad un equilibrio tale da consentire migliori condizioni di vita associata».
Al di là del gioco delle parti, credo non sia più tempo di polemiche. Lo dico con la serenità di chi guarda oramai da osservatrice esterna, e “geograficamente” (ma non affettivamente) lontana, la quotidianità di questa terra. Urge che a Nocera Inferiore sia offerta un’occasione reale di svolta, di rilancio, di rinascita. La città ha bisogno di potersi specchiare in un orizzonte di ampio respiro che le consenta di immaginare la costruzione di un presente solido, come base imprescindibile per un futuro degno. Innalzamento dell’indice di vivibilità, ossigeno per le attività commerciali e artigianali, non vincoli asfittici ma percorsi ecocompatibili. Insomma, un progetto di vita per Nocera, per i nocerini. Un progetto di vita che agevoli chi resta, e che renda fieri quelli che – giocoforza – non possono restare, ma tornano sempre con gioia ed orgoglio e con gioia ed orgoglio raccontano la loro città in qualsiasi posto del mondo si trovino a vivere e lavorare.
L’onda dei ricordi mi riporta alla mente una parte del passato recente sia della nostra città che della mia precedente vita professionale. La dimensione in cui sono – scusate – mi consente il rimando personale. Idee, volti, nomi più o meno noti. Ci avevano provato a dare una prospettiva urbanistica a Nocera… Al di là dei risultati, al di là delle naturali critiche. Quello che conta, quello che resta, è la traccia di un tentativo dettato dalla voglia di contribuire alla costruzione del futuro. E’ stato così, sarà così. Uno dei tentativi – quello che ho vissuto attivamente – era ancorato alla mente del professore Cervellati. Oggi il più l’hanno fatto le menti e le forze interne all’apparato comunale. Con la supervisione del professore Dal Piaz.
Secondo le previsioni del sindaco Manlio Torquato entro fine anno si chiuderà l’iter.
I passaggi chiave saranno quello in sede di Consiglio comunale e poi il parere tecnico di palazzo Sant’Agostino. Il Puc sarà un traguardo non da poco se si considera che l’ultimo Piano urbanistico comunale risale al 1974. Nel 2006 solo un adeguamento al Piano urbanistico territoriale.
La Giunta Torquato ha recepito osservazioni che sono sia frutto di un lavoro interno alla maggioranza e all’ufficio di Piano che dei suggerimenti formulati da associazioni e forze partitico-politiche. La proposta di Puc adottata il 30 marzo e poi integrata è stata redatta dal gruppo di progettazione costituito dall’ingegnere Mario Prisco, in qualità di responsabile unico del procedimento, dal professore Armando Dal Piaz, supporto al Rup, e dagli architetti e tecnici dell’ufficio di Piano.
Cambiano – a quanto pare (leggo ed apprendo dall’articolo di Salvatore D’Angelo) – le regole per costruire nelle zone agricole. E questo è un punto topico dello strumento. Visto che una delibera di consiglio comunale fino ad oggi ha di fatto imposto un blocco che – come conseguenza – ha fatto registrare una serie di ricorsi davanti ai giudici amministrativi. Il Puc evolve, pur mettendo dei paletti che fungano da freno al consumo di suoli. In soldoni, si potrà costruire una casa agricola, ma- tanto per capirci – solo in presenza di una precisa disponibilità di terreno, essendo operatori agricoli.
Novità per la conversione a destinazione commerciale dei fabbricati esistenti in zona agricola: l’evoluzione sarà possibile a patto che ospitino attività attinenti, come per esempio il commercio di sementi, piantine o attrezzi.
Dettagli che prenderanno corpo e forma andando a costituire le tessere del mosaico della Nocera di domani.