La Sfinge ospita fino al 21 marzo i dipinti di Raffaele Ferrentino, artista sospeso tra le scomposizioni futuriste e l’attuale folklorismo di colori che sa incantare gli occhi
di Annamaria Norvetto
Il “Centro arte e cultura la Sfinge” di Nocera Inferiore, diretto da Filippo Astarita, ha inaugurato la mostra delle ultime opere pittoriche di Raffaele Ferrentino. La presentazione ha visto presente, tra gli altri, anche il direttore del Museo diocesano san Prisco don Natale Gentile. Quest’ultimo ha saputo introdurre l’artista Ferrentino con una rapida quanto significativa panoramica sul senso dell’arte. «Coprirsi di cultura – ha dichiarato Don Gentile – significa salvarsi». I lavori esposti a “La Sfinge” forse non hanno la pretesa di salvare chi li osserva ma sanno catalizzare l’attenzione oltre le semplici linee e i contorni levigati.
La pittura di Ferrentino è immediata. Essa fluisce in una danza di colori e scomposizioni senza lasciare spazio a troppe congetture. Guardare una delle opere di “Inseguendo i sogni” significa attraversare un momento particolare di contemplazione che, sgombrata la mente dal superfluo, guida lo spirito verso una pace interiore. Ci si ferma per un attimo. Grazie alla forza travolgente dell’arte, riusciamo a percepire la presenza di quel fanciullino che alberga in noi e ci porta per mano verso la dimensione dei sogni. Tuttavia, non ci troviamo di fronte a qualcosa di onirico, da dimenticare al risveglio, ma a una pittura in cui immergersi e calarsi senza riserve. Senza filtri. È proprio questa la formula vincente di Raffaele Ferrentino: dipingere la semplicità e colorarla di sogno. Non è ingenuità quella dell’artista ma espressione di un talento che lascia intravedere passione e dedizione perseguita nel tempo. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, con i maestri Brancaccio e Del Vecchio, docente di discipline pittoriche dal ‘76 fino al 2012, Ferrentino sembra aver attraversato questi anni senza mai perdere la sua linfa artistica.
«Ogni stella – afferma don Gentile – è diversa dall’altra». C’è posto per tutti nella scuola della vita a patto che si resti fedeli alla propria unicità. La bellezza dell’arte può salvarci soltanto se sappiamo capirne il valore.