In questi giorni in televisione ho sentito parlare di fascismo da alcuni ignorantelli, giornalisti e politicanti, che di fascismo non sanno proprio nulla, ai quali consiglio, prima di aprire bocca su cose che non sanno, come del resto è loro abitudine,

di andare a leggere l’opera di Renzo De Felice, a cui è stato universalmente riconosciuto, anche da parte di critici di parte avversa, sia pure a denti stretti, il valore di opera storica e non di parte.
Comunque, dalle suddette trasmissioni ho compreso che molti degli interloquenti credono che il fascismo sia consistito esclusivamente nel saluto romano, nella camicia nera, nel cipiglio autoritario e arrogante, nell’esercizio della violenza, nell’eliminazione del pluralismo partitico e nella limitazione di alcune libertà canoniche dell’armamentario tradizionale del pensiero politico liberal-democratico. E ho sentito esprimere orrore  ripulsa e preoccupazione ed evocare la XII Disposizione transitoria della Costituzione secondo la quale “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
Per carità, la Costituzione va rispettata ma prima di essere rispettata va letta bene. E cioè ci sono due parole alle quali va posta attenzione: “riorganizzazione” e “disciolto”. Da queste si desume che è vietata la ri-organizzazione, cioè la riproduzione dell’organizzazione così come era precedentemente del partito fascista disciolto, cioè così come era quello precedente, che era stato o si era disciolto.
Così come sta scritta, quella Disposizione costituzionale è stupida, pleonastica e lapalissiana. Deve averla scritta un cretino. Perché quella riproduzione, già all’atto dell’emanazione della Costituzione, era storicamente impossibile. Perché quel partito, quello disciolto, così com’era nato e vissuto, era coessenziale a Mussolini e poiché costui era morto quel partito non poteva rivivere, a meno che Mussolini non fosse resuscitato; perché, inoltre quel partito era figlio delle trincee, dell’arditismo, del sacrificio e del sangue versato dagli italiani nella Grande Guerra e dell’idiota strutturazione data all’Europa, con il Trattato di Versailles, dal mercantilismo americano di Wilson, dall’imperialismo e colonialismo di Francia e Inghilterra, del tentativo dell’Italia di mettersi al passo con le altre potenze europee e mondiali, della grande paura suscitata dalla Rivoluzione bolscevica. Tutte cose che non esistevano più.
Dunque il divieto della XII Disposizione della nostra Costituzione equivale a vietare al ciuccio di volare, pur sapendo che il ciuccio non può volare. Il che non mi sembra una cosa molto intelligente, specie messa in una Costituzione.
Inoltre, il partito fascista è una cosa e il Fascismo un’altra.
Il Fascismo era anche una concezione del mondo, una dottrina politica, filosofica economica e sociale, filiazione dell’idealismo, alternativa alle concezioni del mondo borghese, individualista, mercantilista e materialista, figlie dell’illuminismo settecentesco. Aveva antivisto cento anni prima quello che sta avvenendo oggi, la degenerazione del capitalismo imprenditoriale in capitalismo finanziario e manageriale con la conseguente concentrazione della ricchezza in poche potentissime lobbies mondiali ed elites culturali e tecnocratiche che, facendo della globalizzazione, dell’internazionalismo, del liberismo economico e della democrazia parlamentare dei tabù intoccabili, cristallizzano le disuguaglianze economiche e sociali tra i popoli e nei popoli, gabellandole per crisi transitorie ed aspettando inerti che esse si risolvano da sé per opera dei riequilibri di mercato. Tentò cento anni prima di affrontare questi problemi, inventando il corporativismo e proclamando la necessità da parte degli Stati di regolare, orientare, dirigere e controllare l’economia. Come poi hanno teorizzato giganti del pensiero economico come Keynes e Schumpeter, tutt’altro che fascisti. Una dottrina che vide all’opera cervelli di prim’ordine che, se qualcuno ne avrà voglia potrò in seguito citare. uno per uno.

Per ora ci fermiamo qui.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

Lascia un commento