Curiosità e aneddoti sulla parrocchia attualmente retta da don Raffaele Ferrentino, che ha celebrato gli affreschi della volta con un calendario
Il 6 giugno dell’anno del signore 954 giunsero alla corte del principe Gisulfo di Salerno le – presunte – spoglie mortali di Matteo, uno dei dodici apostoli di Gesù. Sembra che le reliquie dell’autore del primo Vangelo fossero giunte tra le mani del vescovo di Paestum Giovanni II dopo un iter rocambolesco la cui ricostruzione è stata affidata più alla leggenda che alla storia.
Probabilmente ispirati da quel ritrovamento, alcuni nocerini si recarono nella capitale del principato longobardo con l’intenzione di dotare la loro città di una nuova chiesa. Per farlo, era necessario possedere delle reliquie (che si ottenevano per il semplice contatto di ossa con resti certificati) del santo a cui dedicare la struttura. Un atto notarile del Codice diplomatico Verginiano (gennaio 985) conserva i nomi dei fondatori della chiesa: Pietro e Mari, figli di un certo Talarico.
{loadmoduleid 289}All’inizio la struttura non doveva essere molto grande (inizialmente, ebbe solo il rango di rettoria). Del resto, l’insediamento della Nocera medievale si stava sviluppando presso la collina del Parco. Benché periferica, però, l’area attualmente a ridosso del corso (che nel X secolo faceva parte dell’ampia località nota come Tostazzo) non doveva essere del tutto spopolata. San Matteo fu elevata a parrocchia nel 1390 e, qualche decennio dopo, sottrasse a Sant’Angelo in Grotta il titolo di “chiesa madre” della città. Agli inizi del ‘500, la conformazione architettonica della struttura doveva essere molto vicina a quella attuale (all’indomani del Concilio di Trento, non sarebbe stato possibile realizzare una struttura a tre navate). Durante il medesimo secolo, alla cura dei parroci di San Matteo furono affidate due chiese del dipartimento di Nocera Soprana: il Corpo di Cristo al Mercato e la cappella di Santa Maria al Presepe presso il convento degli Agostiniani a Fioccano (il palazzo originario è stato abbattuto, sostituito dalla chiesa nota anche come Santa Monica).
Nel Seicento, il tempio dedicato a San Matteo ha ospitato due matrimoni celebri. Il 20 settembre 1614 il duca della città di Nocera de’ Pagani Francesco Maria Carafa sposò Anna Pignatelli; il 2 ottobre 1655 Angelo Solimena si unì in matrimonio con Marta Resignano.
La chiesa di San Matteo ha ospitato molte opere d’arte (alcune scomparse e trafugate). Al Rinascimento appartiene la magnifica «Madonna del rosario», attribuita alla bottega di Marco Pino (pittore senese già attivo in città). Al secolo successivo apparteneva una «Deposizione» firmata da Angelo Solimena (purtroppo sottratta, come la «Madonna del Carmelo» di Giambattista Vela). L’altare maggiore è impreziosito da una pregevole «Madonna tra i santi Pietro e Matteo», realizzata da Angelo (e Francesco) Solimena, attorniata dagli stucchi che raffigurano i cosiddetti «angeli musicisti». Degni di nota sono anche gli affreschi della volta, realizzati da Palmerino Maiorino nel 1936. L’autore volle omaggiare san Felice, santa Costanza, san Prisco, san Ludovico, sant’Alfonso e altri santi legati alla storia del territorio. Quest’opera è stata valorizzata dal magnifico calendario realizzato da don Raffaele Ferrentino, il parroco che regge le sorti della millenaria chiesa nocerina dal 2009.
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