Una scena tratta dal film

Il film di Rani Massalha, presentato alle scuole secondarie di I grado nel ciclo sui diritti umani, porta al Festival promosso dal comune di Nocera Inferiore spunti di riflessione e nuovi sguardi sul conflitto israelo-palestinese

Una scena tratta dal film

di Antonio Maiorino (*)

Una giraffa dal passo felpato, elegante e fragile, cammina per strada tra lo stupore e la perplessità della gente. L’immagine – surreale, accattivante – nutre un “c’era una volta” cinematografico: quello del film Giraffada di Rani Massalha, già al Festival di Toronto, che ha aperto la II edizione de La Città Incantata Film Festival a Nocera Inferiore, promosso dall’amministrazione comunale con l’associazione Social Project presso il cinema Sala Roma.
Cinque proiezioni ed altrettanti dibattiti con i ragazzi delle scuole secondarie di I grado, “Genovesi-Alpi” e “Solimena-De Lorenzo”. Si parla di diritti umani (in partnership con Amnesty Italia), ma lungo i percorsi dello sguardo. Che vibrano di tensione: la storia, parzialmente vera, si svolge nei pressi dello zoo di Qalqilya, in Cisgiordania, ancora oggi a ridosso del muro della vergogna che ha diviso Israele e Palestina, tagliando fuori la popolazione dai collegamenti con le zone abitate e distruggendo ettari di ulivo. Qui si sviluppa l’intreccio che vede protagonista Ziad, 10 anni, figlio del veterinario Yacine, determinato a recuperare da uno zoo in territorio israeliano una giraffa maschio da affiancare alla femmina Rita, rimasta sola e incinta dopo che il proprio “compagno” era morto a seguito di scontri e bombardamenti lungo il muro. Mission impossible, che il coraggio d’un bambino e l’amore d’un padre cercheranno di portare a buon fine, forti della capacità di guardare oltre le divisioni, di là degli ostacoli fisici.
Giraffada è un racconto impegnato, ma impregnato di leggerezza, con i colori d’ocra del Medio Oriente e tutta la vividezza fotografica di una macchina da presa che segue di spalle Ziad, s’incunea nel labirintico zoo, oltrepassa circospetta i posti di blocco presidiati dai militari, ma regala anche visioni fascinose, inni alla libertà ed al dialogo tra i popoli: Ziad, in campo lungo, che corre col passo lieve della gioventù accanto al muro già imbrattato della variopinta protesta d’immagini dei murales, o la giraffa, senza religione e nazionalità, che s’aggira oltre le recinzioni e le differenze. C’è bisogno di queste storie, al cinema. Forse anche fuori.

(*) direttore artistico “La Città Incantata Film Festival”

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