ambulanza notte

Il personale del 118 ha trasportato il piccolo da Minori all’ospedale di Cava. L’angoscia e le emozioni del viaggio attraverso le parole dell’autista dell’ambulanza

ambulanza notteLe lagnanze contro le strutture sanitarie e contro il personale che opera in ambiente ospedaliero sono ormai all’ordine del giorno, quasi non fanno più notizia perché sembrano essere diventate una triste consuetudine.

Oggi vogliamo invece raccontarvi una storia a lieto fine, un’avventura che poteva trasformarsi in una enorme tragedia e invece si è conclusa col sorriso stampato sul viso di tutti i protagonisti. Un neonato di appena un mese di Minori questa è stato trasportato in fin di vita all’ospedale di Cava de’Tirreni dal personale del 118 composto dal dottor Ciro Senatore, dall’infermiere Riccardo Fratti e dall’autista Andrea Villaricca, che ha raccontato l’angoscia del viaggio in una lettera pubblicata dal portale PositanoNews e ripresa dai colleghi di Telenuova.
Emozioni di una notte straordinaria. Ore 02.16 squilla il telefono, la centrale operativa del 118 ci allerta per apnea e dispnea in un neonato di 1 mese di vita a Minori. Voliamo per la strada in pochi minuti siamo lì, nel tragitto si avverte un silenzio fatto di paura e tensione. Arrivati sul posto capiamo, che, nonostante, il bambino sia da poco ritornato da un nosocomio la situazione non è tranquilla. Il medico dell’equipaggio dell’ ambulanza dopo aver visitato il neonato e ascoltato la descrizione degli eventi dai genitori si mette in contatto con la centrale del 118 e si fa autorizzare per un trasporto in emergenza all’ospedale di Cava dei Tirreni al reparto di pediatria. Con andamento sostenuto mi rimetto alla guida dell’ambulanza, cercando di trasmettere le minori sollecitazioni alla mamma seduta dietro, nel vano sanitario, con il piccolo tra le braccia. Arrivati all’altezza di Capo d’ orso l’ infermiere che monitorava il neonato ci chiede di fermarci perché il piccolo è in arresto respiratorio, il medico seduto al mio fianco appena mi fermo entra nel vano posteriore e insieme all’ infermiere eseguono una ventilazione polmonare al bimbo che dopo 3 minuti interminabili riprende a respirare. Nel frattempo le grida e le lacrime della mamma del piccolo straziano il cuore, fermo e pronto a ripartire al posto di guida attraverso la finestra intercomunicante con la zona sanitaria incontro lo sguardo della mamma piangente che chiama Dio e mi chiede aiuto. {loadmoduleid 284}Osservo il medico e l’infermiere che tentano il tutto per salvare il piccolo e mi sento impotente, temo il peggio, ma poi un loro sorriso mi fa capire che il piccolo ha reagito e respira. Si riparte in volata, non so dire la velocità a cui spingevo l’ambulanza ho ancora il rumore del motore allo stremo nelle orecchie, guidavo e pregavo, forse pregavo più forte di come guidavo. Arriviamo a Vietri, proprio mentre la strada si fa più dritta e scorrevole percepisco un movimento alle mie spalle, è di nuovo l’infermiere che prende il piccolo tra le braccia e riparte con le manovre di respirazione, guardo la strada con un occhio e l’ altro è puntato allo specchietto retrovisore per vedere cosa succede , capisco che la situazione è grave. L’ infermiere inizia un massaggio cardiopolmonare, mi fermo il medico salta dietro. Non mi volto riparto al massimo con le sirene spiegate, le preghiere si fanno più intense e supplichevoli, quei pochi km che ci dividono dall’ospedale sembrano infiniti, dietro avverto che si sta combattendo contro la morte, che sembra aver ormai vinto. Arrivo finalmente al pronto soccorso dell’ospedale di Cava dietro non si arrendono, si continua con il massaggio cardiaco, arriva il personale dell’ospedale ma il nostro infermiere non demordere continua il massaggio cardiaco. Il cuore del piccolo riparte d’ improvviso, sento aprire la porta laterale dell’ ambulanza, mi volto e vedo l’infermiere dell’ equipaggio di corsa si reca tra le braccia il neonato corre all’interno del pronto soccorso dove già tutti erano pronti per continuare la rianimazione. Il bambino riprende colorito e respirazione. Noi nascondiamo le lacrime dietro un sorriso. Io prima di fare una carezza al bimbo mi fermo un attimo per ringraziare Gesù.
{loadmoduleid 289}Un caffè per festeggiare e ci riavviamo all’ ambulanza per rientrare in sede. Nel viaggio di ritorno stranamente regna il silenzio, ognuno sta pensando al vero senso della vita. La notte continua, la gioia di aver vinto contro la morte ci dà motivo e invita a continuare con passione e dedizione la nostra missione. Che bello ritrovarsi umani e ancora in grado di emozionarsi. Forse siamo ancora in tempo a salvare il mondo e noi stessi
”.

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