portici nocera

Tutto nacque dalla volontà del proprietario di uno stabile di murare il passaggio coperto per creare dei negozi. L’ultimo residuo in piazzetta Petrosini

portici noceraNel 1923, sulle pagine dell’«Archivio storico della Provincia di Salerno» fu pubblicato un articolo che raccoglieva «Notizie di due chiese di Fioccano». Si parlava della struttura – ormai sostituita – della chiesa di Santa Maria del Presepe e di quella, del tutto scomparsa, della chiesa di San Pietro a Fioccano. Queste note, pubblicate a firma di Gennaro D’Alessio, prendevano spunto da ricerche compiute qualche anno prima (nel 1910) dallo storico nocerino Michele De’ Santi.

Al di là delle notizie sulle chiesette, l’autore si sofferma, non senza rammarico, sulle vicende di una peculiarità della nostra città perduta per sempre (al giorno d’oggi anche dimenticata). D’Alessio racconta che: «Fioccano [era] costituito anche, e principalmente, da quel nucleo di abitazioni, che dalla chiesa di S. Maria del Presepe giungeva poco oltre la via delle carceri e che si ergeva sopra una doppia fila di portici, i quali sono venuti scomparendo l’uno dopo l’altro entro il decorso secolo». «L’ultimo – precisa l’autore in una nota – è scomparso 3 o 4 anni or sono».
Perché Nocera ha perduto i portici (lasciando a Cava l’invidiabile primato di unica città del Sud Italia ad averli conservati)? La storia mi fu raccontata dal compianto Rocco Vitolo, architetto del comune, già  direttore della Biblioteca comunale. Intorno al 1850, fu abbattuto il palazzo che i nocerini chiamavano “carceri”. Lo stabile accanto, quello col portone al civico 41, si ritrovò col percorso del proprio porticato spezzato. Il proprietario approfittò di quella situazione inaspettata per murare il passeggio coperto e allargare, o creare ex novo, dei negozi. Quel sopruso indispettì gli addetti del comune che intentarono una causa chiedendo di ripristinare il porticato. La diatriba giuridica terminò con la vittoria del padrone dell’immobile. Da quel momento, anche gli altri palazzi cominciarono a chiudere i propri portici. Il processo fu lento (si è trascinato per una settantina di anni) e immagino che si sia aggravato ogni volta che, venuto a mancare un capofamiglia, gli eredi si dividevano la struttura e decidevano di ampliare gli spazi dedicati alle attività commerciali.
{loadmoduleid 284}L’ultimo residuo dei portici di Nocera, l’unico scampato ai disastri del tempo, si trova là dove tutto sarebbe cominciato: nell’adiacenza dello slargo noto come Piazzetta Petrosini, ancora ancorato al muro del palazzo che diede il via alla loro fine.  Secondo un altro Gennaro, l’Orlando autore dei tre volumi sulla «Storia di Nocera de’ Pagani», una via porticata esisteva anche nei pressi del Mercato (attuali Piazza Zanardelli e Via Castaldo).
La cecità dei nocerini del passato ha portato la nostra città a perdere i portici e i giardini che ne caratterizzavano i viali, lasciando spazio a quelle colonne di cemento che chiamiamo condomini. Riappropriarci di queste piccole storie è l’unico modo per sperare che certi scempi non si ripetano e guardare al futuro con un pizzico di speranza.

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