Il comune di Salerno crea a Rufoli, terra-madre da cui i vasai campani ed anche quelli di Vietri attingevano ed attingono
la materia prima per lavorarla e renderla manufatto,
un importante riferimento culturale.

 

 

di Gabriella Taddeo

 

 

Da Fratte salendo per Ogliara s’incontra Il Museo “Città creativa”, centro municipale di sperimentazione e documentazione della ceramica contemporanea. E’ nato nel 1997 come progetto complessivo di rilancio economico, sociale e culturale dell’antica tradizione artigianale del “ cotto di Rufoli” a poca distanza dalle antichissime Fornaci a fascine che sono state recentemente ristrutturate dai Fratelli De Martino, produttori del cotto locale secondo gli antichi, lenti rituali a fuoco.
Rufoli, in altre parole, è l’antica terra-madre da cui i vasai campani ed anche quelli di Vietri attingevano ed attingono la materia prima per lavorarla e renderla manufatto.
Fin dall’antichità, la zona di Rufoli e Brignano è stata sede di attività estrattive e di lavorazione ceramica.
Il cotto ha rappresentato per secoli la base dell’ediliza locale, ed è stato proprio a partire da quei laterizi semilavorati che ha avuto origine la scuola ceramica di Vietri sul mare, vivificata negli anni venti e trenta del nostro secolo dall’apporto di artisti tedeschi.
Sul finire degli anni cinquanta, e in misura maggiore nel decennio successivo, nuovi laterizi più economici, presero il posto dei tradizionali mattoni artigianali in cotto. Prodotti su scala industriale alimentavano e sostenevano con maggiore puntualità e più economicamente il boom edilizio e demografico di quegli anni. I volumi complessivi delle produzioni artigianali subirono una brusca contrazione, e si andò verso una specializzazione in mattonelle e piastrelle, per fortuna ben sostenuta dallo sviluppo economico e produttivo della ceramica vietrese.
Attualmente le fornaci De Martino sono le uniche superstiti di quei modi e ritmi artigianali e chi li visita può conoscere il suggestivo ciclo ceramico a fascine oramai del tutto scomparso altrove, dalla estrazione dalla cava fino allo scalpellino che rifinisce ogni mattonella manualmente una per una.
L’obiettivo del Museo “Città creativa” è proprio quello di puntare alla riscoperta dell’identità culturale e produttiva del sito ma anche di promuovere lo sviluppo di nuove capacità ideative come le botteghe, spazi comunali assegnati a nuovi ceramisti, e come gli artisti di varia estrazione che si avvicendano nelle sale del Museo stratificandone la collezione grazie alle loro donazioni.

La saletta del museo

L’Amministrazione Comunale ha inteso ridare vitalità al retroterra storico-artigianale di Rufoli, proponendo un “museo dinamico” che non è un vuoto contenitore di oggetti d’arte per ristrette cerchie elitarie.
La collezione di opere di arte ceramica si è andata gradualmente formando attraverso le donazioni che si sono succedute alle esposizioni effettuate da parte di artisti, ceramisti, architetti e/o associazioni attive in questo centro sperimentale. Queste opere sono collegate fra loro dal filo della ricerca e della sperimentazione di tecniche, forme e cromie nuove.
Ogni anno il Museo Città creativa propone la Festa della ceramica che è stata curata costantemente da Ilaria Di Giacomo con una interazione con i partecipanti che hanno potuto partecipare alla decorazione dei manufatti in raku, tecnica giapponese antichissima risalente alla cerimonia del the ed importata negli anni sessanta in Occidente.
Il Museo organizza costantemente laboratori con le scuole o gruppi che lorichiedano. Ha effettuato anche per due anni di seguito laboratori con gruppi di ragazzi californiani in vacanza a Salerno. Organizza inoltre costantemente corsi di ceramica base e di scultura secondo il metodo Munari del Museo di Faenza e corsi di disegno e decorazione su cotto sono tenuti dal maestro Marco Vecchio.
Recentemente si è tenuta la grande-mostra retrospettiva La valle delle rane dedicata al grande ceramista scomparso recentemente Ugo Marano e che è stato tra l’altro il promotore del Museo Città Creativa a cui seguirà la mostra monografica di opere raku dell’artista basilisco Paolo Tommasini che si inaugurerà il prossimo 13 novembre e durerà per l’intero periodo natalizio. L’artista bolognese di nascita e vivente da anni a San Nicola Arcella (CS) sviluppa la tecnica raku da molti anni. Il museo ospiterà la tessa mostra che saraà per il prossimo 2015 all’expo di Milano.
La tematica che sviluppa focalizza la riflessione sulla città fragile.
“L’attualità delle forme si intreccia con linguaggi arcaici di civiltà lontane, forme apparentemente arcaiche che si mostrano come desideri di futuro, come ricerca del nuovo… La maestria sulla tecnica raku è sorprendente, il linguaggio è elegante, la tecnica specifica è raffinata, la modernità è evidente” (Pasquale Persico)

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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