L’attacco di questa mattina da parte della Russia ha fatto impazzire borse e mercati internazionali. Lievita il prezzo delle materie prime. Ma con le sanzioni verso Mosca potrebbero portare anche a ritorsioni su esportazioni e flussi commerciali
La guerra è realtà, ciò che si temeva da settimane tra Russia e Ucraina è successo. Questa mattina le truppe rosse hanno sfondato il confine penetrando nella regione di Kiev.
All’attacco via terra, è seguito quello aereo e poi quello anfibio. Bombe, missili e primi morti, panico per le strade con molti cittadini che hanno deciso di mettersi in viaggio per allontanarsi dalla capitale, mentre Putin esortava le forze ucraine a lasciare le armi e tornare a casa. Lo spettro del conflitto, potenzialmente mondiale, ha immediatamente avuto effetti sull’economia occidentale. Male tutti gli indici europei: a metà giornata Piazza Affari registra un calo importante del 5,3%. I titoli più colpiti sono quelli più esposti nei paesi dell’Est, in particolare le banche Unicredit (-11,5%), Intesa Sanpaolo (-8,6%), Generali (-8%), Bpm (-7,9%), Mediolanum (-7,35%), ma anche aziende come Pirelli (-10,2%) e Buzzi (-9,3%). Sulla scia dei rischi geopolitici, vola anche il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam, chiudendo a +25,4% a fine contrattazioni. Inevitabilmente, a catena, balza anche il prezzo del petrolio, con il Brent a 105 dollari al barile (+8%). La crisi ha fatto risalire inoltre il costo dei beni rifugio, come l’oro (+2,4%). Per quanto riguarda l’Italia, l’allarme più grande è stato lanciato dai produttori di pasta, i quali hanno annunciato una nuova ondata di aumenti di prezzi di pasta, farine, pane e prodotti di pasticceria. La guerra in Ucraina rischia di influenzare prepotentemente e senza precedenti recenti la spesa delle famiglie italiane. Dall’Ucraina l’Italia ha acquistato l’anno scorso poco più di un milione di tonnellate di grano tenero (il 20% delle importazioni). Fino a questo momento nell’ultimo anno gli aumenti sulla pasta secca dal produttore al distributore in Italia erano state fra il 19% e il 50%, assorbiti dalle catene della grande distribuzione che ora si ritrovano in serie difficoltà. L’Ucraina è poi anche un importante fornitore di mais di qualità per gli allevamenti italiani, un prodotto che già prima della guerra era rincarato fino al 50%. E questa mattina ha registrato un ulteriore aumento del 12%, che si trasmetterà al costo di carni e latte in tutta Italia. Il conflitto voluto da Putin avrà un impatto in particolare proprio sui prezzi del cibo e le sanzioni che sta preparando l’UE verso Mosca potrebbero peggiorare ancor di più la situazione per eventuali ritorsioni. Un taglio, anche parziale, della fornitura di gas, infatti, basterbbe per far impennare ulteriormente i prezzi dell’energia. Ci sono poi materie importanti per l’industria tecnologica come il titanio, il palladio, l’alluminio e il nickel che l’Italia importa da Russia e Ucrina. Per l’Italia i possibili problemi non si fermerebbero alle materie prime e all’energia: sono prevedibili ritorsioni con effetti su export e flussi commerciali, in particolare turistici. A osservare con apprensione gli sviluppi delle ultime ore è il comparto vitivinicolo, con un export in Russia che vale circa 380 milioni di euro in un mercato in forte crescita. Con le sanzioni, le perdite del settore potrebbero essere enormi. Per quanto riguarda il turismo, secondo gli ultimi dati Istat, si aggirerebbero intorno ai 6 milioni le presenze annue nel nostro Paese da parte di cittadini russi. Con la stagione estiva alle porte, e dopo il periodo “nero” di pandemia, l’eventualità di subire anche un danno turistico sarebbe gravosa per tutto il Paese. E il timore che il conflitto possa allargarsi anche all’Europa occidentale coinvolgendo i Paesi NATO, tra cui l’Italia, spaventa ancora di più.{loadmoduleid 284}