Chi è più in là con gli anni forse si ricorderà di questa usanza, che si praticava nel passato tra i vicoli dei quartieri più popolari della città partenopea
Tutto ha inizio nel 19° secolo, quando si diffonde a macchia d’olio la pratica del contrabbando. Alla fine della seconda Guerra Mondiale la popolazione era ridotta allo stremo e molte famiglie trovarono sostegno nel commercio illegale.
I banchetti improvvisati nelle strade erano ricoperti di merce di vario genere, ma il prodotto che più si impose sul mercato nero fu la sigaretta.
Il dilagare di questo commercio fu propiziato durante l’occupazione alleata degli americani; questi vendevano grandi quantitativi di “stecche” ai grossisti che consegnavano la merce alla popolazione che poi rivendeva al minuto.
La pratica di contrabbando di sigarette era svolta soprattutto dalle donne, perché in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine, la perquisizione sarebbe stata più difficoltosa, in quanto le venditrici nascondevano la merce sotto i vestiti.
Essendoci molta disponibilità di sigarette le contrabbandiere, per poter vendere più merce delle altre colleghe, si ingegnavano per attirare la clientela.{loadmoduleid 284}
Fu così che le più belle e avvenenti rispolverarono una vecchia pratica già in uso alla fine dell’Ottocento: “’a sigaretta c’o sfizzio”. In che cosa consisteva: le donne non potendo esporre la merce per ovvi motivi, la nascondevano in tasche cucite nelle sottane, nelle calze strette dai reggicalze, nei corpetti, per cui il loro corpo diventava un emporio. La clientela, prettamente maschile, trovava tutto ciò molto provocante e gli avventori più agiati chiedevano di poter prendere la merce, pagando un piccolo sovrapprezzo, con le proprie mani, facendo una sorta di caccia al tesoro, cercandola tra i corpetti lasciati aperti ad arte, nelle grandi tasche dei grembiuli, sotto le ampie gonne,nei reggicalze, fino a raggiungere le tanto agognate sigarette. Possiamo immaginare che per questa pratica i clienti non mancavano mai.
Una delle contrabbandiere più famose di Napoli fu Concetta Muccardi. Non ci è dato sapere se praticava o meno l’uso della sigaretta con lo sfizio, ma quello che si sa è che fu molte volte colta in flagranza ma mai arrestata. Come mai? La Muccardi escogitò un piano molto faticoso ma anche molto fantasioso. Secondo l’articolo 146 del Codice penale una donna incinta non poteva, e ancora non può, finire in prigione e puntualmente, tutte le volte che le forze dell’ordine andavano a casa sua a prelevarla e condurla in carcere per scontare la pena, lei esibiva un certificato medico e il suo pancione.
Da questa storia vera, rielaborata da Eduardo De Filippo, si ispirò il regista Vittorio De Sica nella pellicola che gli valse l’Oscar nel 1965 come miglior film straniero: “Ieri, oggi, domani”. Nell’episodio Adelina, la bellissima Sofia Loren interpreta la parte di una prosperosa e provocante venditrice di sigarette tra i vicoli del quartiere Forcella a Napoli. Per non essere arrestata, mette in atto un suo piano: una lunga serie di gravidanze. Il marito Carmine (il grande Marcello Mastroianni) è pertanto costretto dalla moglie a ritmi massacranti, per poterle evitare la galera. Finchè, stanco e stressato dalla situazione, non sarà più in grado di ingravidare la moglie. A questo punto per Adelina si aprono le porte della galera. Ma grazie all’intervento del popolo napoletano, tornerà libera dalla sua famiglia.