variante sudafricana

Uno studio del Regno Unito ha confermato la maggiore contagiosità rispetto alla Delta,ma con tre dosi di vaccino si sarebbe protetti fino al 75%

variante sudafricanaSono passati circa quindici giorni dalla scoperta della variante sudafricana del covid-19, poi ribattezzata Omicron, e la buona notizia è che la situazione sarebbe meno grave di quanto si potesse immaginare all’inizio.

La prima preoccupazione della comunità scientifica riguardava la possibile resistenza ai vaccini: secondo l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito invece, pur trattandosi di una variante del coronavirus più contagiosa della Delta e per la quale è previsto un maggior tasso di reinfezione come avvenuto in Norvegia, Danimarca e Sudafrica, con le tre dosi di vaccino si riuscirebbe ad avere una protezione fino al 75%. Lo studio ha coinvolto 581 soggetti ed è stato osservato che, mentre le due dosi di Pfizer o di AstraZeneca non siano in grado di contrastare il contagio da Omicron, con la dose booster le cose sembrerebbero migliorare. In Africa inoltre è stato osservato che la percentuale di ospedalizzati tra i contagiati da Omicron è molto più bassa di quelli che hanno contratto la variante Delta.  Nel nostro paese attualmente ci sono una trentina di casi di variante Omicron accertati e la Campania è la regione più colpita.
{loadmoduleid 287}«In Italia dobbiamo concentrarci sulla variante Delta perché i casi Omicron sono pochi – ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova – io mi augurerei che quest’ultima sostituisse la Delta perché meno pericolosa. Ma abbiamo ancora 6 milioni di non vaccinati con tanti 50-70enni. Questi sono spesso ricoverati e ci mettono in difficoltà. La situazione italiana ci dice che ci sono nuovamente i pronto soccorso in difficoltà perché arrivano tanti non vaccinati. Quando arriva un soggetto con una malattia che si può prevenire con la vaccinazione c’è grande sconforto tra i sanitari perché queste persone finiscono in rianimazione. Questo, da medico, mi fa molto male».

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